Venezia Cambia

Antonio Rusconi: “Laguna, fiumi: 50 anni di idraulica e di difesa del suolo”

Il cambiamento climatico, economico, sociale, tecnologico hanno trasformato le nostre vite. è nostro dovere comprendere ciò che ci attende

Il cambiamento climatico incide molto sulla città di Venezia, che è una città lagunare. Cambiamenti che si riflettono su quelli che vengono chiamati “eventi alluvionali”. Sono eventi che si ripetono: negli ultimi decenni le stagioni si sono modificate, con piogge intense in tempi ristrettissimi che hanno provocato situazioni di allagamenti anche molto gravi che hanno coinvolto molte realtà e molte aree industriali, artigianali e molte città del nostro territorio. Abbiamo parlato con l’ingegnere Antonio Rusconi, dirigente i.q dell’Amministrazione dello stato, presidenza di consiglio e docente presso l’università IUAV, nonché autore di oltre 120 pubblicazioni sui temi dell’acqua e della difesa del suolo.

Paolo Dalla Vecchia: “Sei nato nel 1948, un anno importante per la nostra storia repubblicana: l’anno della costituzione. Come ti sei avvicinato all’idraulica? Come hai iniziato la tua carriera alla difesa del suolo, e quindi alla difesa del nostro territorio?”

L’inizio della carriera di Antonio Rusconi

Antonio Rusconi: “Il luogo in cui sono nato e in cui ho vissuto i primi decenni della mia vita, la laguna di Venezia, ha sicuramente contribuito al mio avvicinamento al mondo dell’idraulica. C’è un evento in particolare che mi ha cambiato la testa, ed è stato l’alluvione del 4 novembre 1966.

A quel tempo io abitavo a Venezia città, e a metà mattina sono uscito con gli stivali, perché c’era questa eccezionale acqua alta. A quel tempo io abitavo nel sestiere di Santa Croce. Appena uscito dalla porta di casa, l’acqua mi è entrata negli stivali. C’era anche molto vento, il famoso vento di Scirocco. A quel punto sono entrato a casa, mi sono tolto gli stivali e sono uscito a piedi nudi.

In fondamenta l’acqua mi arrivava all’ombelico. Ho camminato per Venezia,  e ho quindi vissuto quelle ore e quel dramma. Tant’è che alla sera anche se era buio, perchè l’acqua alta aveva allagato tutte le centrali elettriche, ho preso una lampada a petrolio e sono uscito a vedere gli effetti che l’alluvione aveva provocato nella città (l’acqua nel frattempo era calata). Lì ho visto il disastro: la nafta, tutto distrutto, comprese le gondole in Piazza San Marco.

La spedizione a Belluno

Quello è stato il primo atto: con una radiolina Transistor ascoltavamo quello che succedeva nel resto del paese: prima di tutto seguivamo Firenze, poi anche il nord-est. 3 o 4 giorni dopo, circa il 7 novembre, io e altri 3 boy scout siamo andati nel bellunese. Dato che non c’erano più le strade, siamo andati in treno fino a Belluno, e lì siamo stati caricati da delle campagnole del quotidiano “La notte” di Milano, che portava su viveri e medicinali, e siamo andati su per il Cordevole a Cencenighe, passando con le campagnole nel gretto del Cordevole, che ormai era andato giù.

A Cencenighe abbiamo visto il disastro. I sassi portati dalla piena del Cordevole avevano occupato il paese fino al primo piano. si entrava nelle case dalle finestre. Lì abbiamo iniziato a togliere fango, perchè il torrente aveva attraversato il cimitero, e quindi aveva tirato fuori le bare e i defunti. E lì con l’ipoclorito di calcio abbiamo scavato, e siamo stati in quel posto fino al pomeriggio.

Nel pomeriggio, poi, siamo andati a piedi fino ad Alleghe. Abbiamo pernottato lì e poi il giorno dopo abbiamo trovato un passaggio da degli alpini e siamo tornati, ma per il Falzarego-Cortina, dove c’era ancora la viabilità, fino a Calalzo”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Disattiva AdBlock per sostenerci

Televenezia ogni giorno mette a disposizione informazioni e contenuti gratuiti. La libertà d'informazione deve essere sostenuta e Televenezia lo fa anche grazie ai banner pubblicitari. Sostienici e disattiva AdBlock