Venezia Cambia

Antonio Rusconi: “Abbiamo rovinato il nostro suolo”

Oggi il nostro suolo sarebbe più o meno preparato a una pioggia come quella del 1966? L'ingegnere Antonio Rusconi risponde a questa domanda.

L’ingegnere e professore Antonio Rusconi ci parla della sua formazione, e ci spiega quali sono le due principali ragioni per le quali il nostro territorio non sarebbe in grado di affrontare nuovamente una tempesta come quella del 1966.

La formazione e gli incarichi ricoperti dall’ingegnere Antonio Rusconi

Paolo Dalla Vecchia: “Si può dire che il 1966 sia stato in qualche modo la scintilla che ti ha spinto ad iscriverti a ingegneria e poi ad entrate a toccare con mano queste problematiche nelle qualifiche che hai raggiunto?”

Antonio Rusconi: “Certamente, perchè poi come veneziano anche dal punto di vista scolastico dopo quell’esperienza ho sempre cercato fonti tecniche che mi potessero spiegare cos’era la laguna e cosa fossero l’acqua alta, le piene i problemi dei fiumi veneti.

Quello è stato il motore che mi ha portato a studiare ingegneria ma soprattutto a fare il concorso del Ministero dei lavori pubblici per entrare a far parte del corpo del genio civile. Ho fatto il concorso nel 1974, e nel 1976, dopo il servizio militare, ho preso il servizio all’ufficio del genio civile di Trento, e lì ho cominciato la mia professione”.

Antonio Rusconi ci presenta una tempesta più grave di quella del 1966

Paolo Dalla Vecchia: “Quella del 1966 è stata la piena che ha colpito in maniera più grave la città di Venezia?”

Antonio Rusconi: “Certamente è stata la più grave, ma ce ne sono state altre di intensità notevole. Sempre, tuttavia, inferiori al famoso 1,94 del novembre 1966. Questo fino a pochi anni fa, perché nel 2018 abbiamo avuto prima la tempesta Vaia, poi l’anno dopo l’eccezionale acqua alta causata da un cambio di vento nel corso nella tempesta. Una tempesta di vento che ha provocato una laguna che non avevo mai visto, con delle onde che hanno alzato i vaporetti e li hanno sbattuti nella riva degli Schiavoni. Ci sono delle immagini drammatiche che parlano chiaro a proposito di quello che è successo.

I 2 grandi problemi del nostro suolo

Paolo Dalla Vecchia: “Quindi diciamo che il 12 novembre del 2019 si è verificato questo episodio di acqua alta eccezionale secondo soltanto a quella grande tragedia del 4 novembre 1966. Se la pioggia del 1966 cadesse adesso, cosa succederebbe secondo la tua esperienza professionale? ”

Antonio Rusconi: “Per rispondere alla domanda passiamo dalla laguna alla terra ferma. Se oggi piovesse sulla terra ferma come ha piovuto nel 1966 i danni sarebbero estremamente più gravi.

Questo per diversi motivi, primo fra tutti è cambiato il territorio, o meglio, noi lo abbiamo cambiato. Abbiamo cambiato l’impermeabilità dei suoli, abbiamo costruito il consumo di suolo. Il Veneto è una delle regioni dove la maggior parte di terreni che assorbivano l’acqua con piogge intense ora non l’assorbono più, e tutta quell’acqua si riversa nelle reti fluviali. A parità di pioggia, quindi, oggi avremmo piene con più quantità d’acqua e con più portata rispetto al 1966.

Ma c’è anche un secondo effetto negativo: sono cambiate le reti fluviali in montagna sono state fatte delle opere di difesa perché hanno invaso paesi interi. In questo momento penso al Comelico e al Cadore. Questi centri si sono difesi con dei muri, per cui l’acqua di piena non si spanderebbe più nei territori adiacenti come allora, per la sicurezza di quei paesetti della montagna. L’acqua invece verrebbe verrebbe giù, e quindi avremo più acqua in meno tempo rispetto a 50 o 60 anni fa”.

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