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Olivia Rodrigo: Sour è l’immagine della fragilità adolescenziale

A tre mesi dal suo esordio con il brano “Driver’s License”, Olivia Rodrigo è diventata una delle artiste più calde a livello internazionale

“Sono affascinata dall’idea che una relazione può diventare insopportabile, anche con una persona che hai amato tanto”. Nasce da questa concezione, da questo preciso momento della sua vita “Sour”, il primo album della next big thing dell’industria discografica americana Olivia Rodrigo.

Un sentimento contrastante, a tal punto da alternare rabbia e malinconia, l’amore per un passato che ha travolto senza lasciare i semi del domani, che Rodrigo sembra sussurrare alla porta, accompagnata da qualche accordo di chitarra.

Lontana anni luce dal contesto luminoso Disney, la cantante ha pubblicato a quattro mesi dal suo primo singolo “Driver’s license”, il suo primo album ufficiale: personale in ogni sua visione, analitico nella struttura quanto creativo nella varietà melodica, aggrappandosi anche alla new wave emo-punk, accompagnata in questo viaggio dal produttore Dan Nigro.

Non è inutile menzionare che la costruzione di un suono identificativo come quello di Olivia Rodrigo passa anche dalla conoscenza di un immaginario suburban rock, di cui Nigro ha fatto parte nei primi anni della sua carriera grazie al gruppo As Tall As Lions.

La ricostruzione del dolore in Sour

La fine come nuovo inizio, il sentimento di rabbia e frustrazione, l’incredibile varietà di sentimenti nella solitudine. “Sour” è questo, ma anche tanto altro, e Olivia Rodrigo ci aveva avvertiti a riguardo. La capacità della cantante di sussurrare all’orecchio degli ascoltatori, di attrarli nella ragnatela dei suoi ricordi era un tentativo già riuscito con il suo esordio musicale, “Driver’s License”, in grado di travolgere attraverso il drop del ritornello, alienante come pochi, ripreso dopo pochi giorni anche dagli utenti di TikTok, soprattutto per riprodurre il vuoto della caduta, con in sottofondo il brano.

Poi “Déjà vu” e “Good 4 u”, due brani che puntano l’obiettivo della camera sul rancore e la rabbia provata dalla adolescente, per la perdita del proprio partner, in compagnia della sua nuova fidanzata. Le provocazioni, il senso di ingiustizia adolescenziale vengono riprodotti nel loro contesto più crudo, in cui mostrano Rodrigo indifesa e fragile nel tempo e nello spazio.

I record di Rodrigo

L’uscita di “Sour” lo scorso 21 maggio non poteva che essere salutata con grande attesa dall’industria musicale americana, dopo essere diventata la prima artista nella storia a debuttare con i primi tre singoli nella top 10 della Hot 100 Billboard, tra cui “Driver’s License” e “Good 4 u” al primo posto. Ma non solo, perché “Sour”, con l’uscita del primo singolo tre mesi fa, è diventato anche l’album più veloce a raggiungere 1 miliardo di stream sulla piattaforma nel 2021, battendo Justin Bieber e Taylor Swift.

La collaborazione con Taylor Swift

Proprio la cantante e Rodrigo sembrano essere accomunate, e non solo nel versante musicale. Da molti indicata come la “nuova Taylor Swift”, Olivia Rodrigo non ha mai negato l’apparente divinizzazione dell’artista country pop statunitense, affermando di essere cresciuta con le sue canzoni, attraverso l’immagine di Swift con una chitarra, mentre parlava dei suoi amori tormentati.

Tanto rispetto che si è tradotto anche nel brano “1 Step Forward, 3 Steps Back”, dove è stato ripreso un sample del brano di Swift “New Year’s Day” dell’album “Reputation” del 2017, come recita anche la credit list del progetto “Sour”. Da rileggere sotto questo punto di vista anche la formazione musicale dei produttori che accompagnano le due cantanti, da una parte Dan Nigro e dall’altra Jack Antonoff, vecchie conoscenze dell’indie rock americano, il primo per i As Tall As Lions, il secondo per gli Steel Train.

Le melodie del progetto

Le chitarre nella intro “Brutal” raccontano una delle tante sfaccettature della cantante, insicura e ricoperta del suono, “alla ricerca del suo sogno adolescenziale” ma ancora ricoperta da quella patina di insicurezza di cui il mondo dello spettacolo e la sua età la ricoprono.

Il tono della sua voce si ammorbidisce, diventa estremamente dolce e malinconico in “Traitor”, il racconto del tradimento da parte di Joshua Bassett, in cui Olivia Rodrigo riporta i momenti in cui la sua ingenuità l’ha colpita, in cui la sua giovane età l’ha tradita come “l’uomo della sua vita”. Un racconto straziante, in cui la fiducia in sé stessi e negli altri diventa il fulcro narrativo dell’opera, l’organo vitale attorno a cui tutto gira, dal racconto alle forti emozioni.

La nota che stona

Ciò che sembra cambiare attraverso lo scorrimento dell’album è la percezione del proprio potere, ciò che identifica Olivia Rodrigo come parte lesa del rapporto e che poi sembra apparire come un ricongiungimento forzato in “hope ur ok”, ultima traccia dell’album, in cui la cantante sembra aver fatto pace con sé stessa e con il proprio partner.

Per trovare un elemento che stona con il contesto del progetto è proprio l’ultimo brano, una forzatura nella chiusura di un disco che assume tratti di comprensione completamente estranei al contesto dell’album. Una pace che appare chiaramente pacificatrice, ma solamente per assumere il ruolo della chiusura di un cerchio, in un dolore e in una rabbia che circola ancora nelle vene di Rodrigo.

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