Trucchi di dama: i rituali di bellezza veneziana

Nel corso dei 1600 anni di storia di Venezia c’è stata anche la produzione di cosmetici e prodotti per la cura e la bellezza della persona

È un nuovo giorno nella Venezia del Settecento, il sole è sorto e illumina con i suoi raggi le calli e i canali della città lagunare. Da qualche parte, nelle remote stanze di un palazzo, una dama veneziana si accomoda al suo tavolino da toilette, ispezionando scrupolosamente ogni centimetro del suo viso allo specchio. Sta per iniziare un rituale lungo e complesso, tra ciprie, parrucche, ceruse e moschete; l’obiettivo è uno solo: la perfezione. Sono forse pochi a sapere che, nel corso dei 1600 anni di storia di Venezia, crocevia di culture, mode e commerci, tra gli innumerevoli primati raggiunti c’è stata anche la produzione di cosmetici e prodotti per la cura e la bellezza della persona. Calle dello Spezier, Sotoportego de le Moschete, Corte de la Polvere: ancora oggi la città dei dogi ricorda la sua particolare storia del makeup.

Le parole di Joan Giacomin:

A raccontarlo è Joan Giacomin, truccatrice professionista, appassionata di cosmetica e profumeria, nonché autrice del “Piccolo libro del makeup a Venezia”, un progetto nato anni fa da una curiosità.

“Mi sono accorta che non c’era qualcosa che spiegasse realmente com’era la toilette della dama veneziana. Quindi ho iniziato a cercare in biblioteca durante il mio tempo libero e a mettere insieme il materiale in modo che potesse essere una cosa assolutamente fedele alla realtà, senza essere un saggio universitario. Studiando, mi sono accorta di quanto Venezia fosse unica per quanto riguarda la bellezza femminile e il modo in cui la donna poteva affermarsi”.

I canoni di bellezza veneziani

Per tutto il corso del XVII e XVIII secolo, il concetto di bellezza ha seguito canoni decisamente sfarzosi e complicati. I rigidi dettami della moda e della cosmesi erano importati da Versailles, ma a Venezia, porto del Mediterraneo dove arrivavano le materie prime per la creazione di prodotti per la cura e la bellezza della persona, era tutto meno codificato e si aveva più libertà di scelta.

Seguendo più le differenze di classe che di genere, il trucco è diventato un simbolo sociale di appartenenza alle classi più agiate e si è insinuato nella routine quotidiana di dame, gentiluomini e di tutti coloro che volevano essere all’ultima moda. Un viso di porcellana era sinonimo di nobiltà.

La ricerca del pallore secondo Giacomin:

“La base era che bisognava essere giovani e belle – spiega Giacomin – ma siccome già a 15 anni non si era più giovani l’apparenza era fondamentale. Prima di tutto il pallore: prima di Coco Chanel l’abbronzatura non esisteva, quindi all’epoca essere il più bianche possibile significava che non bisognava lavorare, che si stava a casa a ricamare. Chiaramente, a quei tempi, moltissime malattie si vedevano dalla pelle, e avere una pelle perfetta stava a significare non avere nessun tipo di malattia. Non indifferente è anche l’essere fertili: un bel colorito e una bella pelle rappresentavano una donna appetibile per fare figli”.

Truccarsi nel Settecento

Per ottenere l’incarnato più candido possibile, le dame veneziane disponevano di un vasto arsenale di ricette di acque profumate e impacchi di bellezza. Tra tutti questi rimedi primeggiava la cerusa, un composto a base di bianco di piombo, un pigmento altamente tossico e corrosivo che però eliminava ogni imperfezione, assicurando una copertura e aderenza eccezionali.

A questo “fondotinta” del Settecento si abbinava poi il rouge, un fard per colorare le gote ottenuto con pigmenti naturali o minerali. Il rossetto, invece, non era particolarmente amato.  “Alcuni dei primi rossetti a tubicino, come i nostri, erano fatti con grasso e pigmenti colorati: venivano arrotolati come delle sigarette, ed erano utilizzati moderatamente perché avevano un sapore sgradevolissimo”, precisa la truccatrice professionista.

La toilette del tempo

Luogo prediletto di questi rituali di preparazione era il tavolino da toilette, che molto spesso aveva una sua zona dedicata all’interno della casa. Era proprio qui sopra che le dame veneziane, aiutate dalle loro cameriere, si dedicavano alla creazione di profumi e mescolavano gli ingredienti per i cosmetici, precedentemente acquistati dal proprio spezier di fiducia.

L’immagine della donna veneziana

Una dama con una pelle di porcellana, abbellita dalle gote rosate: questa era dunque l’immagine, unica in Europa, della donna veneziana, visibile in moltissimi quadri dell’epoca. Una donna che ha potuto godere di più libertà rispetto alle sue contemporanee europee, e che grazie alla cosmesi è riuscita a trovare un ambito in cui essere la protagonista assoluta, non solo come consumatrice, ma anche come ideatrice.

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