Aqua granda: un anno dopo la marea che ha sommerso Venezia

Un anno dopo l'aqua granda che ha messo in ginocchio la città. Ha visto entrare in funzione il Mose e indicare la strada che ripartire si può. Sul come, si è aperto il dibattito intanto ricostruiamo quei terribile sessanta minuti del 12 novembre scorso

E’ trascorso un anno dalla seconda Aqua Granda che ha devastato Venezia: 187 centimetri di paura contro i 194 del 66. In quella catastrofe in cui sono morte tre persone sono state messe le basi per la costruzione del Mose, la seconda è servita per farlo funzionare.

Acqua Granda

La mattina del 12 novembre del 2019 i tecnici del centro maree guardavano i grafici con il fiato sospeso. I dati rivelavano che Venezia era di fronte a due picchi agli antipodi. Una massa d’aria imponente stava muovendosi sull’Adriatico e il destino della città era legato alle bizze del vento. Un cambio di direzione e l’aria sarebbe scesa verso sud portando un’insolita acqua bassa, ma se il vento avesse continuato a soffiare verso nord sarebbe arrivata una marea altissima.

Quando il suono lugubre delle sirene ha annunciato verso sera l’arrivo dell’incubo però, nemmeno i meteorologi avevano previsto la formazione del ciclone che ha spinto l’acqua di colpo, verso le 23, nella città più ammirata del mondo.

Scirocco e libeccio insieme si sono rincorsi nel bacino alla velocità di 110 chilometri orari, martoriando e sollevando gondole e vaporetti, sorprendendo passanti nelle calli che in dieci minuti si sono visti salire l’acqua al petto.

Pellestrina

Non è stata l’aqua granda del ’66 rimasta per 22 ore sopra quota +110 cm e per circa 40 ore sopra i +50 cm. Dopo un’ora di tempesta le acque si sono ritirate, lasciando la Basilica di San Marco invecchiata di sessant’anni e l’isola di Pellestrina immersa in una gigantesca piscina, perchè ironia della sorte, il muretto che avrebbe dovuto difenderla dalla marea è servito soltanto a trattenere l’acqua che altrimenti sarebbe defluita.

Proprio in quell’isola si è consumata la tragedia, un uomo morto folgorato mentre cercava dimettere in salvo il frigorifero. Si chiamava Giannino Scarpa, era un muratore di 77 anni. Ora la muretta è stata ricostruita più alta in pochi mesi e il Mose, che per una gestione commissariale in stallo era rimasto bloccato sott’acqua, ora sta facendo il suo mestiere mostrando al mondo cosa sanno fare gli ingegneri italiani a dispetto di chi approfitta delle grandi opere per arricchirsi e di chi le strumentalizza per fini politici.

Mose e il lockdown

Venezia si è scoperta fragile come un bicchiere di cristallo, ma si è rialzata a carnevale. Poi di nuovo si è fermata durante il primo lockdown e in estate si è rimessa di nuovo in piedi l’estate. Ora sta vivendo il secondo lockdown perchè i ristoranti chiusi tengono lontani i turisti. E’ più devastante perchè i soldi sono sempre meno, ma si avvia a festeggiare l’anniversario dei 1600 anni di vita nel maggio 2021. C’è chi giura che tra altri 1600 anni Venezia sarà ancora qui.

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