Luciano Flor: Le variabili delle spese mediche dei cittadini

In "Venezia Città Stato?" il Dottor Luciano Flor spiega le variabili delle spese mediche che i cittadini sostengono di tasca propria.

In questa seconda puntata di “Venezia Città Stato?” abbiamo come ospiti il Direttore Generale della Sanità della Regione Veneto, il dottor Luciano Flor e il presidente del Centro di Medicina, il dottor Vincenzo Papes.

Il conduttore Alfredo Aiello apre “Venezia Città Stato?” dicendo che il prossimo argomento da analizzare riguarda quello che i cittadini pagano di tasca propria. Prima di commentare il fatto, vengono proposti due dati statistici. Nella prima schermata si vede che la spesa sanitaria dal 2012 al 2020 in Veneto è cresciuta del 16%, mentre in Italia è cresciuta del 10%. Nella seconda statistica invece si evidenzia che la spesa sanitaria privata è sempre in crescita. Allora il ruolo dei privati, che in alcuni casi spingono troppo con l’offerta, fa riflettere come nel territorio il ruolo della medicina territoriale sia quello di fare informazione corretta. Luciano Flor prende la parola.

Luciano Flor, Direttore Generale Sanità Regione Veneto

“Commento la tabella che conosco bene. Non ci danno mai l’esplosione di cosa davvero c’è in quei milioni di spesa privata. Perchè una delle fonti di questa spesa, che è sostenuta dal cittadino, ci sono molte cose che non sono solo i LEA. Sono tutte quelle cose che danno diritto alla detrazione fiscale, che la fonte per costruire questa base dati, noi prendiamo tutte le voci di spesa. Ad esempio se io vado a comprarmi un termometro, diventa spesa sanitaria out of pocket. Quindi quella spesa che è out of pocket vera bisognerebbe ricondurla alla spesa per garantire i LEA.

La variabilità della spesa out of pocket

Dopo di che, la spesa out of pocket, che ha variabilità regionale enorme, denota anche un’attenzione alla salute che non è omogenea a livello di Paese. Ci sono regioni dove assolutamente non c’è spesa out of pocket, o è molto bassa. All’interno della Regione Veneto noi abbiamo spesa out of pocket che è diversa da ULSS a ULSS.

Per affrontare il tema della spesa che il cittadino deve sopportare, ci sono degli indicatori molto precisi. Tra questi, l’accessibilità ai servizi. Ed è una delle battaglie che noi stiamo conducendo, ma che dovremo continuamente tenere alimentata. Per esempio, l’accessibilità ai servizi vuol dire i tempi d’attesa, per i ricoveri, per le visite e per gli esami. Quando tu hai l’accessibilità entro i tempi previsti dal livello di urgenza che hai, allora tu scegli un servizio, e non devi pre forza, ma lo scegli. Questo è il modello che deve essere tenuto allertato da tutta l’organizzazione sanitaria”.

Il tempo d’attesa come indicatore

Luciano Flor continua: “Il tempo d’attesa non è un indicatore fasullo. Il tempo d’attesa è un indicatore abbastanza fedele dell’accessibilità ai servizi. E siccome abbiamo l’accesso diretto per l’urgenza, uno deve avere la possibilità di avere una risposta e una diagnosi. Ora dobbiamo stare attenti a non sforare sui tempi d’attesa dove è in ballo la diagnosi. Questo è quello che induce il cittadino a rivolgersi dove trova una risposta.

In tutte le sedi, e in tutte le condizioni, dobbiamo essere capaci di dare una risposta al cittadino. Il dramma è quando la risposta è nulla, quello non deve accadere. Questa è la misura che noi dobbiamo tenere alimentata affinché il livello di spesa privata, sia un livello che dipende dal volere del cittadino, ma non dal dovere per avere la prestazione”.

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