Mestre: via Monte San Michele strada “libera” dalla droga

Indagini sulla banda che spacciava eroina nella zona della stazione di Mestre. In queste ore via Monte San Michele è una strada “libera” dallo spaccio.

Il day after della grande retata di Mestre restituisce i numeri di un blitz destinato a mutare gli equilibri della criminalità in città: sono 28 le persone arrestate su 41 per cui sono state chieste misure cautelari (tra provvedimenti differiti e detenzione in carcere), 12 le espulsioni e 4 i daspo urbani notificati. In totale il gip ha chiesto la carcerazione per 32 persone, cui si aggiungono 3 obblighi di firma.

Guardate il video montato dalla polizia che racconta le fasi più concitate del blitz in via Monte San Michele vissuto direttamente dagli agenti

Si tratta di persone di nazionalità nigeriana cui viene contestato il reato associativo. Secondo le indagini , partite un anno fa dopo le 16 morti per overdose causate da quella che chiamano eroina gialla durate un anno circa, l’organizzazione è tutta “mestrina”. Si tratta di nigeriani che hanno soppiantato i tunisini creando un supermarket dello spaccio lungo la stazione e poi redistribuiva il denaro in parte trasferendolo in madrepatria, in parte consegnandolo agli appartenenti al gruppo.

Le ricerche di altri individui destinatari di ordinanza di arresto sono ancora in corso: alcuni si trovano in Nigeria, altri sono stati scovati in varie parti d’Italia, tra cui per esempio Frosinone. La tanto temuta “eroina gialla”, con un principio attivo 35 volte più potente del normale che ha seminato morte tra i giovani mestrini, ma che ha attirato anche molti clienti arrivava dalla Francia attraverso ovulatori pronti a superare la frontiera e giungere qui, in via Monte San Michele.

Tra decessi e conseguenze gravi da overdose sono una ventina le vittime per questo è intervenuto lo sco (servizio centrale operativo), che ha fatto entrare in azione finti tossicodipendenti per operazioni sotto copertura, mentre alcuni arresti sono stati posticipati proprio per non creare intoppi nelle indagini.

“Sottolineo che questo intervento non risolverà il problema” – ha puntualizzato Cherchi – Il problema dello spaccio non può essere risolto solo con strumenti di polizia giudiziaria e della magistratura, ma va anche affrontato con strumenti sociali.

Exit mobile version