Coltivazioni: umido dei rifiuti invece dei fertilizzanti

Sperimentazioni avviate dall'Università di Padova per la lavorazione del territorio Veneto per il miglioramento della qualità ambientale.

Se è a rischio l’arrivo dei fertilizzanti per le coltivazioni a causa del conflitto in Ucraina, potremmo sempre ricorrere all’umido della spazzatura urbana. Da tre anni la facoltà di agraria dell’Università di Padova ha in corso un esperimento e lo ha illustrato in un convegno durante il Festival delle Bonifica TerrEvolute a San Donà di Piave

Coltivazioni

Chi lo ha detto che un terreno rende di più soltanto se si investe soltanto su una buona rete di irrigazione e su attrezzature d’avanguardia?

In realtà, dosando sapientemente le sostanze organiche nei campi, si può trattenere acqua, produrre fertilizzanti naturali e violentare meno il paesaggio. E’ questa la sfida accettata da 3 anni con la natura, dal consorzio di bonifica Veneto orientale, con la collaborazione del dipartimento di agraria dell’Università di Padova. Si chiama “Soil Bag”

Maurizio Borin, Università degli Studi di Padova

“Sul suolo bisogna investire. Quando parliamo di investimenti nelle coltivazioni, l’idea solitamente, corre verso l’acquisizione di attrezzature e di infrastrutture e sul suolo bisogna investire perchè non solo produce e aiuta le produzioni, ma anche aiuta a svolgere regolazione dei flussi dell’acqua e dei nutrienti. Aiuta a proteggere il territorio dagli eccessi dell’acqua e anche a richiedere meno acqua quando c’è bisogno di acqua.”

Sperimentazioni avviate anche perchè la sostanza organica nel territorio Veneto, si va riducendo sempre più, dopo decenni di pratiche agronomiche intensive.

Il terreno

“Il terreno si sta impoverendo di sostanza organica perchè è stato sottoposto a tecniche molto intensive da un lato, perchè c’è stata un’evoluzione dei sistemi agricoli che ha disaccoppiato la stalla dall’agricoltura. Manchiamo di letame. Abbiamo dei territori con forte concentrazione di allevamenti dove abbiamo un problema di eccessi di liquami, e una diffusa presenza di aziende senza stalla. Quindi si è sostituita la fertilizzazione organica, con concimazione minerale che tiene la produzione, ma non è in grado di dare quei benefici effetti di conservazione della sostanza organica.” Commenta Borin.

E allora ecco il ricorso alle biomasse e ai compost, ossia la raccolta differenziata. L’università inoltre, sta sperimentando le Cover Crops, letteralmente “copertura dei raccolti”. Ossia colture praticate al solo fine di proteggere il terreno d’inverno quando è incolto e riempirlo di sostanze al momento della semina.

Conclude Borin:

“Ci sono le Cover Crops. si tratta di un altro grande capitolo della nostra ricerca, culture di copertura che proteggono i suoli durante la stagione invernale e che contribuiscono ad aumentare il contenuto di sostanza organica, il contenuto di azoto, controllare l’erosione. Aiuta, insomma, a svolgere molte funzioni ecosistemiche.”

Tra queste c’è anche quella preziosa di trattenere l’acqua che gradualmente di anno in anno diminuisce.

“Consentono l’immagazzinamento e l’ingresso dell’acqua graduale nel terreno e non il ruscellamento.  Per cui contribuiscono a molte funzioni ecosistemiche di miglioramento della qualità dei suoli, e conseguentemente di miglioramento della qualità dell’ambiente.”

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