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Violenza sulle donne nel Veneto Orientale: il bilancio delle attività Ulss4

80 seguite dai servizi territoriali, 49 al pronto soccorso per cure mediche. Il presidente del centro antiviolenza: "fenomeno diminuito nei periodi di lockdown ma solo perchè le “vittime” sono a stretto contatto con l'aggressore e non hanno il coraggio di chiedere aiuto"

Per aiutare le donne vittime di violenza è fondamentale poter contare su una rete che possa intercettare le loro richieste d’aiuto e fornire l’assistenza necessaria. L’Ulss 4, oltre che con le proprie strutture territoriali,  si avvale  di una collaborazione costituita dal privato sociale, nel caso la Fondazione Ferrioli Bò e dalle forze dell’ordine;  tale organizzazione che ci ha permesso di aiutare tante vittime di violenze che purtroppo continuano”. A dirlo è il direttore generale dell’Ulss 4, Carlo Bramezza, nella “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”.  L’occorrenza si è celebrata all’ospedale di San Donà di Piave insieme alla Fondazione Ferrioli Bò e all’Arma dei Carabinieri.

Violenza sulle donne

“Alcuni numeri rendono l’idea del fenomeno” ha continuato Bramezza.  “Nell’anno corrente 49 donne vittime di violenza sono ricorse alle cure del pronto soccorso. 80 vengono ogni anno seguite dai servizi territoriali della Ulss e di queste circa 5 all’anno arrivano in strutture di accoglienza-protette.

Sono un centinaio i minori che hanno assistito a violenze domestiche e che nel tempo sono stati presi in carico alla nostra organizzazione”.

Violenza nel lockdown

Durante i  lockdown le violenze si sono rallentate secondo la Fondazione Ferrioli Bò, gestori del centro antiviolenza “La Magnolia”.  “Ma solo perché” ha precisato il presidente Roberto Bellio “in questa fase la vittima è evidentemente a stretto contatto con il proprio aggressore e quindi fatica a reagire, a ribellarsi.

Invito invece le donne a segnalare tutte le violenze senza esitazione perché il nostro personale può spostarsi e raggiungerle anche nei luoghi di lavoro, se lo vorranno, come già fatto i giorni scorsi”. Con la propria rete territoriale di centri antiviolenza, educativi, di protezione della famiglia, e con gli sportelli antiviolenza nei comuni di Jesolo e Musile di Piave, la Fondazione Ferrioli Bò registra quest’anno 478 contatti-richieste di aiuto, 139 donne prese in carico ed inserite in un percorso protetto.

Per la ricorrenza la Fondazione ha rilanciato l’iniziativa: una sedia rossa negli ospedali familiari dell’Ulss 4 e una mascherina rossa al personale della sede dell’Ulss. Aggiunge il direttore dei servizi socio sanitari dell’Ulss 4, Mauro Filippi “Importante è anche la prevenzione che in questo senso facciamo già nelle scuole, trasmettere fin dalla giovane età cultura della non violenza”.

Il percorso rosa

Contro questo fenomeno l’Ulss 4 attiva un “percorso rosa”,  un protocollo aziendale che individua le strutture dell’Ulss attivabili in caso di eventi violenti.  Parte dai pronto soccorso, che accolgono la donna nella fase “acuta”, e attivando le forze dell’ordine e i servizi di supporto,  il Centro Antiviolenza e offrendo, se necessario, anche accoglienza per le prime ore in attesa dell’invio in strutture protette.

L’iniziativa delle forze dell’ordine

Altrettanto fondamentale è inoltre l’attività svolta dalle forze dell’ordine. Nell’occasione, il comandante della compagnia carabinieri di San Donà di Piave, Daniele Brasi, ha illustrato l’iniziativa  delle forze dell’ordine. “Una stanza tutta per sé” consiste in un’area della caserma dove le  vittime di violenza ricevono aiuto per superare il trauma.

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