Aviaria in Veneto
La regione Veneto continua a fronteggiare un’allarmante diffusione di influenza aviaria. Nella prima metà di gennaio 2025 sono stati rilevati 9 focolai, tutti localizzati nella provincia di Verona e riguardanti allevamenti di tacchini, galline ovaiole e pollame da carne. Complessivamente, da ottobre 2024 ad oggi, i focolai accertati salgono a 22, distribuiti tra Verona (12), Treviso (7) e Venezia (3), secondo i dati forniti dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie.
Le autorità sanitarie hanno immediatamente attivato misure restrittive e ordinato l’abbattimento di centinaia di capi negli allevamenti infetti. Parallelamente, il virus H5N1 è stato individuato in 37 uccelli selvatici – alzavole, gabbiani, anatre, germani reali, aironi e falchi – soprattutto nelle province di Venezia, Verona, Padova e Rovigo.
L’impatto sulle aziende avicole
La situazione sta mettendo in ginocchio il comparto avicolo regionale, che conta oltre 6.300 aziende, rappresenta il 30% della produzione nazionale di carne avicola e genera un fatturato di 700 milioni di euro. Per questo, l’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, ha scritto al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, chiedendo l’attivazione di misure straordinarie di sostegno al settore.
“Nell’ultimo periodo abbiamo registrato danni ingenti dovuti sia all’abbattimento dei capi infetti sia al blocco delle attività imposto dalle misure sanitarie – ha dichiarato Caner. – È necessario intervenire con urgenza per tutelare le imprese, già duramente colpite, ed evitare ulteriori ripercussioni economiche e produttive”.
Le misure straordinarie
In particolare, Caner sollecita l’applicazione dell’art. 220 del Regolamento UE 1308/2013, che prevede misure eccezionali di sostegno del mercato in caso di malattie animali. Tra le richieste figura anche un aiuto economico per coprire i danni indiretti e compensare le perdite di reddito dovute al fermo obbligato delle attività.
La risposta del ministero è attesa a breve, ma resta alta la preoccupazione tra gli allevatori, che temono un aggravarsi della crisi nel prossimo futuro.
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