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Velocità dei cambiamenti climatici: parla il prof Antonio Marcomini

Ma che cosa preoccupa di più in tema di cambiamento climatico e innalzamento delle temperature? L'abbiamo chiesto al professor Antonio Marcomini, direttore del dipartimento di scienze ambientali dell'Università veneziana di Ca' Foscari.

Nella sede della Ca’Foscari, a Venezia, il professore Antonio Marcomini discorre sulla preoccupazione relativa alla velocità dei cambiamenti climatici del nostro paese.

Cambiamenti climatici

Il cambiamento del clima è un fenomeno che sta avanzando a grandi passi, ad una velocità che mai si era verificata negli ultimi mille anni.  Questo è l’aspetto più preoccupante di questo cambiamento; la sua velocità di progressione. Questa velocità dipende dall’accumulo di gas ad effetto serra nella bassa atmosfera (nei primi 5 km di atmosfera che circondano il pianeta).

C’è l’accumulo di CO2, di Metano e di altri gas, che hanno questa capacità di assorbire la radiazione infrarossa e, di conseguenza, quella di riscaldare la bassa atmosfera. Segue l’innalzamento medio di temperatura della superficie terrestre che in se per se è piccolo mediamente, ma che in realtà è molto elevato perché raggiunge i +4/5 gradi in certe regioni del pianeta, in particolare ai poli. Sopratutto la regione Artica che in questa stagione ha conosciuto delle temperature che mai aveva sperimentato negli ultimi cento anni (ha superato i 30 gradi).

Questo fenomeno, per ora, si può solo dire che non è reversibile. Il nostro obbiettivo e il nostro impegno deve essere quello di normalizzare la temperatura e di portarla ad una condizione di stabilità, quindi interrompere il suo aumento. Questa stabilità è stimata sui +2 gradi centigradi rispetto al valore della temperatura media del pianeta.

Appello ad una collaborazione globale

Il problema è in scala globale, quindi deve esserci il concorso di tutti i paesi del pianeta in funzione delle entità delle loro emissioni.  In termini di responsabilità è chiaro che i paesi più industrializzati devono contribuire all’attenuazione e alla riduzione delle emissioni in prospettiva all’immissione zero dei gas effetto serra.

Bisogna puntare a quello che chiamiamo “neutralità climatica”, ossia si emette in atmosfera una quantità di gas effetto serra proporzionale alla capacità dell’ambiente di assorbirli. In modo tale da prevenire l’accumulo di questi gas effetto serra nella bassa atmosfera. Questo è l’obiettivo che l’Europa intende seguire da qui al 2050.

Tutti (i privati,l’industria ecc..) sono chiamati a concorrere nel conseguire questa finalità.

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