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Turismo Venezia: Federalberghi denuncia alloggi in nero

Turismo Venezia: da un’indagine di Federalberghi nazionale emerge che Venezia è tra le città d’Italia con il numero maggiore di strutture extralberghiere

Venessia.com ha annunciato una manifestazione per protestare contro l’inarrestabile fuga dei veneziani. Gli albergatori veneziani denunciano per l’ennesima volta, che Venezia è piena di alloggi alternativi: appartamenti affittati in nero ed i proprietari si trasferiscono in terraferma per vivere di rendita.

Secondo i dati elaborati da Federalberghi nazionale a Venezia si registrano 5166 inserzioni in cui si mette in affitto un’abitazione privata oppure una stanza privata o condivisa, circa il 32,2 % in più rispetto al ottobre 2015. Di queste inserzioni il 73,8% riguarda intere abitazioni, il 24,9% stanze private, 1,2% stanze condivise, l’80,2% sono disponibili per più di sei mesi. Il 70,9% delle inserzioni è pubblicato da host che mettono in vendita più di un alloggio.

Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno troviamo Roma con 23.889 alloggi, Milano con 13.200, Firenze con 6.715, Venezia con 5.166 e Napoli con 3.040.
”Dall’indagine di Federalbergi nazionale – spiega Vittorio Bonacini, presidente dell’Associazione Veneziana Albergatori – emerge un dato sorprendente: il mercato del sommerso non solo è fonte di sommerso e concorrenza sleale nei riguardi degli imprenditori che pagano le tasse, rispettano le regole e danno lavoro a terzi; ma si pone anche un problema di sicurezza sociale per il flusso non controllato di persone all’interno di alcune abitazioni”.

”Ci sono migliaia di appartamenti abusivi a Venezia e in terraferma – conclude Claudio Scarpa, Direttore dell’Ava – . Non è corretto che chi è targato (vale a dire le strutture ricettive che sono in regola, che pagano le tasse e la tassa di soggiorno e rispettano le normative) sia penalizzato e messo “fuori gioco” da altre strutture abusive che lavorano nel “nero” più assoluto nell’ombra della semi-clandestinità. Ava non è contraria a nuove forme di ricettività complementare, ma chiediamo il rispetto delle regole e chiarezza».

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