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Trentini: l’accusa di terrorismo dal Venezuela

Alberto Trentini, cooperante veneziano accusato di terrorismo in Venezuela, è detenuto da oltre due mesi. La sua famiglia e l’Italia chiedono chiarezza e il suo immediato rilascio

Alberto Trentini, cooperante veneziano impegnato in una missione umanitaria in Venezuela, è stato arrestato con l’accusa di terrorismo. La detenzione solleva gravi interrogativi, mentre la famiglia e la comunità internazionale chiedono giustizia e trasparenza.

Un arresto controverso

Da oltre due mesi, la famiglia di Alberto Trentini vive in un incubo senza fine. Il cooperante veneziano, noto per il suo impegno nel campo umanitario, è stato arrestato in Venezuela il 15 novembre scorso durante una missione per conto dell’Ong Humanity & Inclusion. Da allora, il suo destino è avvolto nel silenzio delle istituzioni locali.

Trentini, 38 anni, si trovava in Venezuela per fornire supporto alle persone con disabilità, una causa che ha guidato la sua carriera per oltre un decennio. Durante un viaggio da Caracas a Guasdalito, è stato fermato a un posto di blocco e trasferito a Caracas, dove si ipotizza sia detenuto in una struttura della Direzione generale di controspionaggio militare. Questo luogo, noto come “Boleita”, è stato denunciato dall’Onu per gravi violazioni dei diritti umani.

L’accusa di terrorismo

L’accusa formale di terrorismo mossa contro di lui appare priva di fondamento. Secondo fonti vicine alla famiglia, l’ostilità delle autorità venezuelane potrebbe derivare dal coinvolgimento passato di Trentini con Ong non gradite al regime o dai suoi viaggi in Colombia, un paese visto come ostile dal governo di Nicolás Maduro.

Le istituzioni italiane stanno intervenendo con discrezione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che Alberto è vivo e ha richiesto il rispetto dei diritti umani e una visita consolare. Tuttavia, la diplomazia sembra procedere a rilento, lasciando la famiglia in uno stato di angoscia crescente.

La speranza per il rilascio

Nel frattempo, la comunità veneziana si mobilita. Una petizione su Change.org si avvicina alle 35.000 firme, mentre nella parrocchia di Sant’Antonio al Lido si prega incessantemente per il suo rilascio. “Alberto è un uomo speciale, il cui unico obiettivo è aiutare chi soffre”, afferma la madre Armanda, visibilmente provata.

Il caso Trentini è un grido d’allarme che richiama l’attenzione sull’importanza della cooperazione internazionale e sulla necessità di proteggere chi si dedica ad essa. Venezia spera di vedere presto il ritorno di Alberto, simbolo di dedizione e altruismo, affinché possa riprendere il suo prezioso lavoro.

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