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Tiziana Basso: NASPI e reddito di cittadinanza in Veneto

Tiziana Basso, segretaria CGIL Veneto parla di reddito di cittadinanza e NASPI. Sono la causa della mancanza di personale?

Gli imprenditori lamentano una difficoltà a trovare manodopera da poter impiegare soprattutto nell’industria manifatturiera. Può essere che alcuni strumenti che sono nati per tutelare i più deboli, vengano oggi utilizzati per evitare di andare a lavorare? E’ il caso, ad esempio, del reddito di cittadinanza o l’indennità di disoccupazione. Ce ne parla Tiziana Basso, segretaria CGIL Regione Veneto.

Tiziana Basso, segretaria CGIL Regione Veneto

“Non ritengo che ci sia una correlazione perchè i dati non ci dicono questo. Nella nostra regione abbiamo un fenomeno che è quello delle dimissioni. Però non sono dimissioni per stare a casa. E’ una dimissione fatta per andare in un posto dove si sta meglio dal punto di vista del reddito, dei turni, dei carichi di lavoro e della possibilità di crescere. Questa è la mobilità che noi vediamo”.

Percettori NASPI in Veneto

“In Veneto i percettori di NASPI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), quindi chi perde il posto di lavoro, si occupa per il 70% nei primi 3 mesi. Quindi il tema non c’è. Se guardiamo i percettori di reddito di cittadinanza, anche qua non c’è quel tema. A parte che nel Veneto i numeri sono bassissimi. Abbiamo una fetta di quei percettori che non hanno la possibilità di lavorare per condizione soggettiva: disabilità, nucleo familiare con problematiche di disabilità. La media dell’erogazione è sotto i 500 euro in Veneto. Quindi se uno ha un’opportunità di lavoro che gli dia la possibilità di aumentare questo reddito, la prende”.

“Anche noi abbiamo criticato lo strumento, ma per come è fatto. Un conto è una misura che è necessaria, dedicata alla povertà. Anche nella nostra regione la povertà assoluta sta aumentando. Un conto è invece uno strumento di politica attiva, quindi per accompagnare le persone al lavoro. Però una misura ci deve essere”.

“Sul tema delle politiche attive dobbiamo ricordarci che si analizzano quei pochi numeri delle persone che potrebbero andare a lavorare. Ma noi lì dentro abbiamo molti lavoratori e lavoratrici che hanno la quinta elementare. Quindi anche i percorsi di riqualificazione devono essere mirati a quel tipo di persona. La NASPI, la disoccupazione dà la possibilità, se ho un contratto di tre mesi, di sospenderla e poi riprenderla. Il reddito di cittadinanza no, quindi questo qualche volta spaventa. Però i dati sono talmente piccoli che stiamo parlando di un finto problema. Molto spesso non c’è la coincidenza tra quello che cerca l’azienda in termini di qualifiche e quello che c’è nel mercato. Quindi questo è sicuramente un problema”.

Abbiamo avuto occasione di parlare con una grossa impresa che fa attività di servizio in una importante infrastruttura veneta che ricerca personale per fare pulizie, facchinaggio. Servono oltre 60 dipendenti, ma non riescono a trovarli. I numeri del NASPI e del reddito di cittadinanza saranno anche piccoli, ma perchè non si riesce a trasferire almeno una piccola parte che ha bisogno di sussistenza a una posizione attiva di lavoro?

Salario e costi

“Bisogna mettere le persone nelle condizioni di avere un lavoro dignitoso e retribuito. Questo è un tema forte che in questo periodo è aumentato. Noi abbiamo una difficoltà salariale, e lo dico come organizzazione sindacale, questo è un tema che condiziona le persone. Se io mi devo spostare più volte nella giornata per compiere il mio orario, ho una spesa per la macchina. Ci sono delle valutazioni da fare: se devo trovare la babysitter e non ho i servizi? Se il guadagno non compensa i costi si devono fare altre valutazioni” ha concluso Tiziana Basso.

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