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Santa Maria di Sala: arrestati due ex sindaci indagati per corruzione

Il Comune di Santa Maria di Sala travolto da un'inchiesta per corruzione. Stamane i carabinieri hanno eseguito sei arresti domiciliari tra cui quelli riguardanti i due ex sindaci che sedevano tra le file della maggioranza come esponenti di Coraggio Italia. Il presidente del partito Brugnaro si è dichiarato basito

Presunta corruzione a Santa Maria di Sala nell’inchiesta in cui la Procura di Venezia è in fase preliminare. I 6 indagati coinvolti nella vicenda sono finiti stamane agli arresti domiciliari. Fra questi due ex sindaci entrambi attualmente consiglieri comunali di maggioranza con il partito di Coraggio Italia.

Le parole di Luigi Brugnaro sull’inchiesta

Luigi Brugnaro, presidente del partito, si è dichiarato in una nota ai giornalisti “letteralmente basito” e ha espresso piena fiducia nella magistratura. Gli altri arrestati sono: un dirigente comunale, il titolare di uno studio di architettura e due imprenditori padovani.

Inchiesta aperta nel 2019

Gli investigatori hanno aperto l’inchiesta nel 2019 quando un imprenditore ha annunciato ai Carabinieri di Venezia la richiesta di una tangente, da parte dei funzionari pubblici indagati, per ottenere il cambio di destinazione d’uso di un terreno da agricolo a edificabile.

Il progetto degli indagati

Il progetto, secondo poi gli elementi raccolti poi dai militari, era di costruire una casa di riposo sul terreno individuato con i fondi di due imprenditori.

Dall’analisi incrociata dei tabulati telefonici sono stati raccolti gravi indizi secondo cui i politici e i funzionari avrebbero dovuto spartirsi una percentuale del valore dell’operazione in cambio dell’approvazione della delibera comunale che cambiava la destinazione del terreno ed emetteva il bando per la realizzazione dell’opera. La casa di riposo non è mai stata costruita perchè mai autorizzata dalla regione Veneto.

Ipotizzato coinvolgimento di un familiare degli indagati

Ulteriori gravi indizi di reità contestati agli indagati riguarderebbero l’acquisto di presidi sanitari, soprattutto mascherine, che l’allora primo cittadino di santa Maria di Sala avrebbe richiesto con il meccanismo dell’affidamento diretto ad uno stretto familiare. Familiare che, con l’ipotizzata condotta illecita, si sarebbe assicurato un ingente guadagno personale illecito stimato in 60 mila euro.

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