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Renzo Mazzaro, il punto: Crollo Marmolada

Renzo Mazzaro analizza la tragedia della Marmolada e si chiede se fosse una tragedia prevedibile o una catastrofe inimmaginabile.

Il punto della settimana di Renzo Mazzaro è dedicato al crollo della Marmolada. Anche oggi sono stati trovati altri resti umani: la decima vittima. Sono state riconosciute altre due vittime

La tragedia della Marmolada: le parole di Renzo Mazzaro

“La tragedia della Marmolada ci lascia sbigottiti. Andare in montagna ad arrampicare, essere in perfetta forma fisica e dopo un istante scomparire fatti a pezzi. Perché non sono corpi quelli che i soccorritori trovano, sono poveri resti umani irriconoscibili. L’orrore di questa morte ha forse un’attenuante, se possiamo chiamarla così, ed è il fatto che quei poveretti non hanno fatto in tempo a soffrire.

Siamo rimasti tutti increduli di fronte a uno spettacolo che è da calotta polare, non da terra ferma, che venga giù un ghiacciaio di quelle dimensioni in quel modo. Però dopo cinque giorni ci chiediamo in tanti, non solo noi che andiamo in montagna pochi giorni all’anno, ma gli esperti che in montagna ci vivono e ci lavorano, se era una cosa prevedibile.

La maggior parte risponde che no, era una catastrofe inimmaginabile. Le guide alpine dicono, per esempio, che se fosse toccato a chiunque di loro avrebbero accettato di portare escursionisti su quella via che era considerata sicura.

Però ci sono anche pareri opposti e sono per la maggior parte di persone che si occupano del riscaldamento globale, esperti di meteorologia. Ma ci sono anche alpinisti come per esempio Reinhold Messner che dice che il distacco dei seracchi è sempre più frequente in montagna e camminare sotto un seracco è la cosa più imprudente da fare oggi.

Mazzaro: “Meglio agire che stare a guardare”

Io sono rimasto impressionato dalla intervista che è stata fatta al gestore della baita in cima alla Marmolada. Lui racconta che si sente scorrere l’acqua come fosse un torrente continuo sotto al ghiacciaio, questo è dato dall’innalzamento delle temperature e quindi la responsabilità è di tutti, è nostra.

Di fronte a questa constatazione ci sentiamo tutti impotenti. Se la responsabilità è mia, cosa posso fare io contro il riscaldamento globale? Potremmo ricordarci di un detto secondo cui un battito d’ali in Brasile può provocare un tornado nel Texas. Questo detto ha anche un fondamento che mi indurrebbe a comportarmi nel mio piccolo in modo diverso, per esempio ridurre gli spostamenti che potrei fare con macchina, andando in bicicletta o forse a piedi.

Direte che è una banalità, che in questo modo non si ferma lo scioglimento dei ghiacciai, e questo è sicuro, però per esempio potrei guadagnare qualcosa in forma fisica. E non sarebbe neanche un vantaggio trascurabile, benché laterale. Come dice il saggio “È sempre meglio accendere un cerino, che maledire l’oscurità”.”

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