Scintille in città in vista del Referendum: sono per l’astensione il sindaco di Venezia. E’ seguito da “Forza Italia”, l’associazione “Una e Unica”, Massimo Cacciari, Paolo Costa e Giorgio Orsoni. Non danno indicazioni l’associazione albergatori, ma è invece per l’astensione il suo direttore, Claudio Scarpa. Leggi tutti i numeri del referendum
Referendum
Lasciano liberi la Confesercenti, la Confcommercio e la Confartigianato di Venezia. Ma il suo direttore, Gianni de Checchi, è invece separatista. Invitano ancora a votare secondo coscienza la CGIA di Mestre e i costruttori dell’Ance.
Per il no
Per il no al Referendum è schierato il PD, con le eccezioni dei presidenti delle municipalità di Mestre e del Lido. E poi articolo Uno e lista Boraso. Per il no anche il PSI, “Rifondazione Comunista”, Gianfranco Bettin e il leader dei centri sociali Tommaso Cacciari. Sul fronte del no anche Confindustria, la CNA e la CGIL.
In terraferma sono separatisti il “Movimento per l’autonomia di Mestre” di Stefano Chiaromanni, “Mestre mia” di Maria Laura Faccini e Andrea Sperandio, “Muoversì” di Giovanni Armelline e Debora Esposti. Infine, la piattaforma “Più Venezia e più Mestre” di Nicola Pianon.
Per il sì
Per al separazione si battono, invece, otto comitati autonomisti. Sono movimento “Venezia e Mestre: due grandi città” di Marco Sitran. Lui è stato il primo firmatario della legge di iniziativa popolare per creare i due comuni. Poi il movimento “Venezia Autonoma” di Gian Angelo Bellati e Casare Peris. Ancora il gruppo “25 Aprile” di Marco Gasparinetti, l’associazione civica “Venezia Serenissima” di Giorgio Suppiej.
Tra i partiti sono schierati per il sì il movimento “Cinque Stelle”, inizialmente equidistante e poi strattonato dal suo leader Beppe Grillo. Poi “Fratelli d’Italia”, Felice Casson che, con al sua lista civica ha diviso la sinistra. La lista Venezia è tua dell’ex sindaco Ugo Bergamo, il partito dei veneti e i due consiglieri comunali presentatisi con la lista fucsia e poi diventati dissidenti ed entrati nel gruppo Misto Renzo Scarpa, Ottavio Serena e l’UGL. E poi ancora il critico d’arte Vittorio Sbarbi, lo scrittore Antonio Scurati, il regista Marco Balich, il professore Stefano Zecchi in rotta con “Forza Italia” e i due storici mestrini Roberto Stevanato e Sergio Barizza. Per il sì anche “Italia Nostra” e “Venezsia.com” di Matteo Secchi. Infine, la Lega non da indicazioni di voto come del resto “Italia Viva”.