
La resa di tre caffè storici in piazza San Marco: Aurora, Chioggia e Todaro sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso nel comparto turistico veneziano. Così Venezia protesta unita.
La protesta veneziana
Stamane mentre si susseguivano febbrili gli incontri tra governo e regioni per varare nuove restrizioni è scattata la marcia di gondolieri, artigiani , negozianti semplici cittadini.
Il raduno è avvenuto in riva del Carbon attraverso il passaparola in rete. Tra loro c’erano anche negazionisti che a Rialto hanno dato vita all’atto liberatorio sventolando in aria la mascherina.
Ribellione a parte contro le misure fondamentali per evitare il contagio, rimane la rabbia per un tessuto che produce ricchezza da anni e che ora sta morendo. La decisione dei tre caffè storici è soltanto il primo passo verso la chiusura della città d’arte.
Il Florian ha già ridotto il plateatico e presto si vocifera, potrebbero chiudere di nuovo anche Quadri e Lavena per i costi fissi altissimi e i ricavi ridotti al minimo.
La richiesta
Al Comune chiedono che si aprano dei tavoli di crisi per garantire affitti calmierati sia per negozi, ristoranti e attività varie. Ma anche per i cittadini rimasti senza lavoro o in cassa integrazione.
Nel pomeriggio di lunedì anche il mondo dell’imprenditoria veneziana ha ha fatto sentire la sua voce. Una protesta contenuta nella forma nel chiostro dell’M9 ma gridata nella sostanza.
La Confcommercio ha riunito tutte le categoria economiche e i sindaci della città metropolitana accusando il governo di improvvisazione e di essersela presa con cui rispetta le regole Zanon.
Il sindaco Luigi Brugnaro ha chiesto al governo di ascoltare i sindaci delle città metropolitane.