Economia e società

“Facciamo un giro?”: il progetto per l’inserimento sociale dei sofferenti psichici

Il progetto prevede la realizzazione di uscite, momenti di svago e gite per gli utenti del Centro diurno Rodari.

La presidente del Consiglio comunale di Venezia, Ermelinda Damiano, il presidente della Municipalità di Mestre Carpenedo, Vincenzo Conte, la presidente della Commissione municipale Welfare, Simona Sannicolò, sono intervenuti al Municipio di Mestre, alla presentazione del cortometraggio “Io ti guardo ogni giorno… ma tu mi vedi?”. Successivamente è avvenuta la presentazione del progetto “Facciamo un giro?”, promossi dall’associazione per l’inserimento sociale dei sofferenti psichici “Lo Specchio” di Mestre. Sono intervenuti, tra gli altri, i responsabili dell’associazione Attilio Baldan e Liliana Boranga.

“L’associazione “Lo Specchio” è da sempre un punto di riferimento per tante famiglie” ha esordito la presidente Damiano. “Rappresenta un valore aggiunto per la nostra città. La nostra collaborazione e il nostro sostegno, come in passato, continueranno anche in futuro. Abbiamo già messo a bilancio, in vista del prossimo assestamento, un contributo per la realizzazione del progetto per le uscite e le gite”. Il progetto ha l’obiettivo di contrastare il processo di emarginazione e di migliorare le capacità relazionali. Per il mese di luglio sono previste un’uscita ad Asiago e una sul Cansiglio. Si proseguirà poi ad agosto e settembre con visite al Museo del Vetro di Murano, alla Casa delle Farfalle di Montegrotto, al Museo del Canova a Possagno e ad Asolo.

“Daremo il nostro supporto a 360° per l’attività di questa associazione. Vogliamo anche ringraziarvi per questo filmato davvero significativo” dichiara il presidente Conte. L’associazione ha infatti realizzato un cortometraggio raccogliendo le testimonianze dei familiari delle persone affette da disturbi psichici, che spesso si trovano ad affrontare la malattia dei loro cari in solitudine e senza un sostegno adeguato.

“L’inclusione sociale è un importante strumento di riabilitazione ed i malati seguiti si sono sentiti meno isolati e hanno acquisito più autonomia. Le loro famiglie si sono sentite meno sole, gli operatori si sono responsabilizzati maggiormente rispetto al problema e i cittadini, cominciando a conoscere la malattia, non sono più così spaventati e stigmatizzanti nei confronti del malato” ha spiegato Boranga.

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