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Paolo Sorrentino racconta la sua giovinezza con “È stata la mano di Dio”

La prima opera autobiografica del regista è tra i grandi titoli della 78. Mostra del Cinema

Il film di Paolo Sorrentino è tra i grandi titoli della Mostra del Cinema 2021 ed è il primo lavoro autobiografico per il regista. Oltre all’amore per il cinema e il mito di Maradona, in “È stata la mano di Dio” si riecheggia il suo dramma personale: rimase orfano a soli 16 anni per un incidente domestico. E proprio al campione argentino deve probabilmente la sua sopravvivenza.

Una vita su pellicola

Dopo aver raccontato la storia politica italiana attraverso i suoi personaggi più controversi e aver riflettuto in modo variegato su temi come la società e la meschinità umana, Paolo Sorrentino è passato per la prima volta al racconto autobiografico. “È stata la mano di Dio”, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, è ispirato all’infanzia del regista, dolorosamente segnata da un grave lutto: la morte dei genitori in un tragico incidente domestico. Come lascia intuire il titolo, il cineasta parla anche della sua adorazione assoluta per il mito di Diego Armando Maradona, già comparso nelle precedenti pellicole. Non si tratta solamente di una mera passione calcistica: al giocatore argentino Sorrentino deve la vita.

Paolo Sorrentino orfano a soli 16 anni

Cresciuto nel quartiere Vomero di Napoli, Sorrentino ebbe un’infanzia felice con i genitori Concetta “Tina” e Salvatore “Sasà”. Tifoso del Napoli, rimase entusiasta dell’approdo di Maradona nella squadra partenopea. Purtroppo, a soli 16 anni, un dramma terribile sconvolse la sua vita, segnandolo per sempre. Con la famiglia, erano soliti andare in vacanza in montagna, in una casetta a Roccaraso, in Abruzzo.

In un tragico fine settimana mamma e papà rimasero vittime di una fuga di monossido di carbonio sprigionato da una stufa. Per una fortunata circostanza, proprio grazie a Maradona e al suo tifo per il calcio, Sorrentino si salvò: il padre gli diede il permesso di restare in città per poi andare a seguire la sua squadra del cuore in trasferta, per Empoli-Napoli.

L’intervista al Corriere della Sera

Nel 2016, il cineasta italiano raccontò al Corriere della Sera gli anni bui della sua giovinezza. “A me Maradona ha salvato la vita. Da due anni chiedevo a mio padre di poter seguire il Napoli in trasferta, anziché passare il week end in montagna, nella casetta di famiglia a Roccaraso; ma mi rispondeva sempre che ero troppo piccolo. Quella volta finalmente mi aveva dato il permesso di partire: Empoli-Napoli. Citofonò il portiere. Pensavo mi avvisasse che era arrivato il mio amico a prendermi. Invece mi avvertì che era successo un incidente.”

“In questi casi non ti dicono tutto subito. Ti preparano, un poco alla volta. Papà e mamma erano morti nel sonno. Per colpa di una stufa. Avvelenati dal monossido di carbonio. Mia sorella più grande, Daniela, che già conviveva, venne eroicamente a vivere per un anno con me e mio fratello Marco. Poi rimasi da solo, nella casa al Vomero. Un tempo che ricordo come un limbo. Ero quasi in stato confusionale.”

La fine della giovinezza

Sorrentino aveva affrontato l’argomento anche nel programma di Raffaella Carrà,” A raccontare comincia tu”: “Sono dolori enormi, non ci si libera più: si attutiscono, si trasformano, uno dei tanti tipi di dolori che a una determinata età condizionano la vita. Non necessariamente in peggio: i dolori sono anche portatori di trasformazioni intelligenti. Da un lato dà e dall’altro toglie. La sensazione inconscia è quella di un abbandono seppur non deliberato, ma è quello”.

“La mia giovinezza è terminata quel giorno”, disse più avanti a Vanity Fair, “Non esiste un tempo giusto per perdere i genitori, ma perderli in adolescenza è un problema molto serio”. Il regista ci ha messo molto a rielaborare il lutto e a mettere in un film quel dolore e il conseguente bisogno di rifugiarsi nell’immaginazione, che lo ha portato a interrompere gli studi in Economia e Commercio a cinque esami dalla laurea e a lavorare nel cinema.

Il cast

Nel film Fabietto Schisa, il protagonista che rappresenta un alter ego di Sorrentino, è interpretato dal giovane Filippo Scotti. Toni Servillo e Teresa Saponangelo sono i genitori, una scelta non casuale dal momento che Servillo ha sempre ricordato a Sorrentino il padre Sasà. Il cast che comprende anche Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo e Renato Carpentieri.

La presentazione del film

Con queste parole Sorrentino ha presentato la sua nuova opera su Instagram: “Da ragazzi, il futuro ci sembra buio. Barcollanti tra gioie e dolori, ci sentiamo inadeguati. E invece il futuro è là dietro. Bisogna aspettare e cercare. Poi arriva. E sa essere bellissimo. Di questo parla È stata la mano di Dio. Senza trucchi, questa è la mia storia e, probabilmente, anche la vostra.”

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