Cento anni fa, al mattino del 29 ottobre 1921, partiva il convoglio che trasportava la salma del “Milite ignoto” per Roma da Aquileia . Questo viaggio non solo rappresenta il dolore dell’Italia della Prima Guerra Mondiale, ma lo stesso “Milite ignoto” incarna ancora oggi il sacrificio di più di 650 mila caduti in nome dell’amore per la patria.
Un treno impresso nella memoria
Quel treno, impresso nella memoria nazionale, trasportava il feretro in legno di quercia. Questi venne messo nel carro vagone progettato dall’architetto Guido Cirilli. Il treno, partendo dalla stazione di Aquileia il 29 ottobre, sostava per più di 120 stazioni, tra cui anche Venezia e Mestre. Andava a velocità rilentata, affinché tutte le persone sui binari potessero dar omaggio e rispetto al defunto senza nome.
Infine, il feretro giunse a Roma il 4 novembre e venne tumultuata nel sacello dell’Altare della Patria. Non a caso, il 4 novembre, dal 1919, è stato istituito come festa nazionale, proprio per onorare i soldati che hanno perso la vita per la libertà.
In seguito, venne consegnata al “Milite Ignoto” la medaglia d’oro, onorando il suo coraggio nelle trincee in nome della gloria della patria.
Milite ignoto: è anche la storia di una donna
La vicenda del “Milite ignoto” aveva anche coinvolto la storia di una donna triestina, Maria Bergamas. Lei aveva perso il figlio, che era stato ucciso dall’esercito austriaco, perché lo aveva disertato per combattere con quello italiano. Successivamente, lei era diventata l’incarnazione del dolore e la sofferenza delle madri di tutta l’Italia. In più, le era stato affidato il compito di scegliere la salma da tumulare tra le 11 provenienti dalle diverse zone di combattimento.
In conclusione, il “Milite ignoto” non rappresenta solamente la gloria nazionale, ma tocca ancora la vita di moltissimi italiani e di coloro coinvolti nella Grande Guerra.