Maurizio Scassola: “Organizzazione da rivedere. Regione intervenga”

Non ci stanno ad essere additati come l'ostacolo all'efficientamento della macchina sanitaria nazionale e il segretario regionale dei medici di base del Veneto ha mandato una lettera al presidente Luca Zaia chiedendo che prenda le distanze da un'accusa che ritengono oltraggiosa. Ne parliamo con il dottor Maurizio Scassola presidente dei Medici di Famiglia del Veneto

Siamo in collegamento con Maurizio Scassola, presidente regionale veneto FIMMG, Federazione Italiana Medicina Generale. Ha sostituito il dottor Crisarà, che durante le prime fasi del COVID-19 si è collegato spesso con noi.

La federazione ha avvertito un attacco dalla conferenza stato-regione: si è identificata nei medici di base la fonte dei problemi della sanità italiana.

“Trovo che la premessa di questo documento sia assolutamente inaccettabile. Possiamo più o meno condividerne i dati tecnici, ma le sue premesse affermano che la disorganizzazione a carico della Medicina Generale sia la causa di tutto ciò che è successo in ambito territoriale durante la pandemia. Ci imputerebbe anche le morti dei medici di Medicina Generale nell’ultimo anno e mezzo. Queste affermazioni ci hanno sconcertato.

Noi crediamo che il Presidente Zaia e l’Assessore Lazzarin non la pensino così e che non abbiano sottoscritto il documento consapevoli del contenuto nella sua interezza. Per contro, noi crediamo che sia la politica ad avere gravi colpe, ossia aver abbandonato la medicina generale a doversi organizzare autonomamente e senza finanziamenti. La verità va rivoltata completamente. Non accusiamo la Regione, ma vorremmo avere un riscontro da parte del Presidente Zaia e sapere come vede la questione della Medicina Generale” ha detto Maurizio Scassola.

Molti pazienti continuano a preferire le cure dei medici di base anziché dalle Usca, pensate per alleggerirne gli oneri. Alcuni medici le hanno di fatto interpretate così, altri invece si sono sentiti in concorrenza con neolaureati senza esperienza.

“Io sono grato ai giovani colleghi delle Usca e del lavoro che fanno. Ma l’attività delle Usca non può che essere emergenziale, in un momento in cui eravamo assolutamente sprovvisti di qualsiasi modello organizzativo e di qualsiasi protezione. I colleghi delle Usca andavano invece in coppia in casa di pazienti. Erano forniti di tutti i presidi di protezione. Erano in due e potevano aiutarsi nella vestizione.

Noi non saremo stati in grado di affrontare questo tipo di organizzazione. A maggior ragione la presenza delle Usca fa chiarire la disorganizzazione della Medicina Generale, le cui problematiche sono legate alle carenze organizzative del Sistema Sanitario Nazionale.”

Maurizio Scassola, chiudendo questa parentesi del Covid, che ruolo vuole il medico in questo momento e in questo contesto?

“Diamo qualche dato: in questo momento, una certa organizzazione sofisticata nel Veneto copre il 21% della popolazione, e questa parte può fare riferimento al gruppo di medicine integrate, ovvero a medicine con più medici, che possono avere supporti di personale di infermieristica e di segreteria. Mentre una grande percentuale della popolazione non ha a disposizione un’organizzazione adeguata. Noi e la popolazione abbiamo gli stessi problemi: abbiamo le stesse esigenze di vivere serenamente e in sicurezza la nostra quotidianità.

Una regione che si vanta di essere tra le prime in Europa, giustamente orgogliosa della sua storia e del suo modello, deve far sì che ogni medico di Medicina Generale, oggi, debba avere come riferimento del personale amministrativo e una struttura infermieristica. Chiedo alla Regione Veneto di finanziare, finalmente, il personale di studio, attraverso modelli che abbiamo già descritto, sottoscritto e condiviso. Non dobbiamo inventarci nulla” ha detto Maurizio Scassola.

Spesso, si sente dire che il medico di base riceve uno stipendio più alto rispetto al medico ospedaliero, proprio perché gli si dà l’autonomia di gestirsi l’ufficio, l’ambulatorio e l’infermieristica. Quindi, se i medici di base richiedono più supporto, allora dovrebbero ridursi lo stipendio?

“Ricordo una cosa per correttezza informativa: noi riceviamo uno stipendio, attraverso il quale ripaghiamo tutti i servizi e ci sosteniamo come modello organizzativo. Ogni medico di Medicina Generale, in quello stipendio, deve togliere gli affitti e tutte le spese che concernano le proprie attività. Nella mia attività professionale, con 1450 pazienti, avevo 6.000 euro al mese di stipendio. Di questi 6.000, me ne rimanevano in tasca poco più della metà”.

Maurizio Scassola, a questo punto non sarebbe forse più conveniente prendere uno stipendio netto e vedere coperta la parte organizzativa e logistica?

“Questo è uno dei grandi temi che viene dibattuto negli ultimi mesi. È un tema delicatissimo, che non va affrontato soltanto con gli stipendi, ma anche attraverso la capacità organizzativa e duttile della libera professione convenzionata. Noi siamo dei liberi professionisti che sottoscrivono una convenzione, quota parte con lo Stato, quota parte con la Regione. Ma questo è un valore aggiunto per la sanità pubblica”.

“Quello che siamo riusciti a fare in condizioni di pandemia, non saremmo riusciti a farlo stando alle dipendenze di un titolare. Non possiamo pensare di curare i nostri pazienti timbrando il cartellino. Noi abbiamo disposizione per tutto il giorno di organizzare le migliori risposte per i nostri pazienti. Credo che il problema non sia lo stipendio, ma che sia la carenza di personale. Si tratta solo di accordarsi con la Regione” ha detto Maurizio Scassola.

Riguardo all’accusa di inefficienza, voi rispondete che i medici di base hanno dato molto. Proprio nella prima fase del Covid, molti medici di base sono morti. Si dovrebbe dedicare loro un monumento, per il sacrificio in questa guerra terribile, che ancora continua. Noi tutti siamo grati per questa attività e non siamo mai abbastanza generosi nel riconoscerlo.

“Io ringrazio per tutto l’affetto che la popolazione ci ha manifestato e ci dimostra quotidianamente. Le critiche ci sono e ci devono essere, perché uno dei problemi è il contatto con il medico di base. Io prego le persone e la stampa di sottolineare che sono i modelli organizzativi che ci impediscono di avere più segretarie, di avere più linee telefoniche, per poter rispondere. Quando una persona si trova nel nostro studio, una cosa che disturba sia noi sia il paziente sono le telefonate durante una visita. Questo è un grande problema, che viene percepito dalle  persone stesse” ha detto Maurizio Scassola.

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