Cultura e Spettacolo

Le Marie del Carnevale di Venezia a lezione di portamento

La storia della Serenissima vista attraverso la moda alla Scuola Grande dei Carmini.

Il portamento nasce da un modo di essere, dalla comprensione e accettazione di se stessi. Si è tenuta giovedì grasso, nella Scuola Grande dei Carmini, la lezione di portamento alle Marie del Carnevale, tenuta da Raffaele Dessì. La lezione ogni anno è diversa. Inizia con il racconto dell’origine della Festa delle Marie e si evolve dove la portano le emozioni, le impressioni, le riflessioni delle ragazze. Quest’anno è stata ancora più complessa. Poiché non si è limitata all’evoluzione del ruolo delle donne a Venezia, ma ha visto dipanarsi il racconto di una storia che non è ancora finita. Quella di chi ama e protegge la Serenissima lungo i suoi 1600 anni, utilizzando la moda come chiave di lettura.

Le 12 Marie del Carnevale

La Scuola Grande dei Carmini ha fatto quindi da cornice a un percorso storico. Ha visto protagoniste le dodici bellezze del Carnevale, scelte a testimoniare una storia che affonda le radici nel 973. Quando nella chiesa di San Pietro di Castello, durante gli annuali festeggiamenti dedicati alla purificazione della Vergine Maria, dodici ragazze veneziane erano rapite da un gruppo di pirati dalmati. Si ospita anche la mostra “Storie di Moda”, l’esibizione di costumi della collezione privata di Francesco ed Anna Briggi, titolari dell’Atelier Pietro Longhi.

Alessia Alberti, Alice Bars, Aurora De Gasperi, Beatrice BassanBeatrice CocchiaGiorgia Benatelli, Giulia RossettiLaura GastaldiNicole Padoan, Sara De Lazzari, Silvia Pianon, Veronica Cortese, insieme alle damigelle Melanie Arioli e Giulia Caramel sono le Marie selezionate da una giuria tecnica e dalla “patron” del concorso, Maria Grazia Bortolato, per l’edizione 2022 del Carnevale di Venezia, “Remember the Future”, che porta la firma del direttore artistico Massimo Checchetto. Chi preferisci tra le 12 Marie del Carnevale di Venezia? Guarda le loro interviste e votale nel nostro sondaggio

Semplice semplice doppio

Raffaele Dessì, storico dell’arte e dell’architettura con la passione per la divulgazione in ogni sua forma, ha accolto le Marie all’ingresso della Scuola Grande dei Carmini. Stava insegnando loro a fare degli inchini e il classico “semplice semplice doppio”. Questo oltre a un passo ternario per eseguire una danza allegorica, in sala Capitolare, per rievocare la storica vincita di Venezia sul patriarca di Aquileia. A conclusione della lezione, infatti, in ricordo del giovedì grasso che testimonia ancora oggi questo importante momento della storia veneziana, le ragazze erano coinvolte in una danza. Ha visto Venezia contrapposta a un toro allegorico, rappresentato da un ballerino con una grande maschera sul viso.

Al polso di ciascuna delle 12 Marie una piccola maschera in cartapesta che ricorda il volto di un maialino (realizzate e dipinte a mano una ad una dalla “Compagnia l’Arte dei Mascareri”). Proprio perché il giovedì grasso un tempo, in Piazzetta San Marco, si organizzava una caccia al toro sotto gli occhi del Doge. Una volta catturato e ucciso, si liberavano in piazzetta anche 12 maialini che a loro volta venivano uccisi.

La pagnotta

Come richiede il rituale del festeggiamento, Venezia ha simbolicamente offerto poi alle 12 Marie una pagnotta appositamente preparata per l’occasione dallo chef di Ca’ di Dio, Raimondo Squeo. Il pane era realizzato con due tipi di farina biologica veneta, macinata a pietra. Quindi rievocando in maniera filologica i gusti del passato, per riportarci a quando il pane era simbolicamente il modo per mostrare unità, amicizia e benessere. In questo modo si celebra la parte più bella della festa, quella della condivisione del pane, offerto dal luogo. A Venezia si rappresenta l’accoglienza e la protezione dei pellegrini.

Le guide tra il medioevo

A chiudere la giornata sono state Marina Furian e Nora Fuser, due attrici che da anni studiano e recuperano caratteri della commedia tipici veneziani. Recuperando un linguaggio che rischia ormai di andare perduto. Con la loro sagacità popolare hanno preso per mano le Marie, riportando quel carattere di Repubblica veneziana che permetteva all’ultimo dei popolani di parlare con il Doge. Dunque concludendo il percorso iniziato con la narrazione della storia delle Marie nel medioevo per arrivare alla Venezia degli anni 50 del ‘900. Nei campielli e calli veneziane, dove si è costruito il presente che guarda al futuro grazie allo sguardo di queste giovani donne.

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