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Maria Luisa De Bin: la vita a bordo di un rimorchiatore

La vita su un rimorchiatore della signora Maria Luisa De Bin e suo marito sull'isola della Certosa: una scelta di forza e coraggio - Ascolta l'intervista

Oggi abbiamo intervistato la signora Maria Luisa De Bin che, con il marito Paolo Beraldo, hanno deciso di trasferire tutta la loro vita su un rimorchiatore sull’isola della Certosa, tra il Lido di Venezia e il campanile di San Marco.

La scelta di questo mezzo rappresenta per loro la forza come mezzo, il coraggio e la salvezza. Il salvataggio in mare dei dispersi è quell’immagine che, la signora Maria Luisa racconta, è più legata alla salvezza. Per raggiungerli è possibile prendere il vaporetto fino all’Isola della Certosa che, durante il periodo invernale, necessita la fermata su richiesta. Seguendo il percorso interno all’isola, fino a un ponte mobile, si potrà riuscire a vedere il luogo in cui il rimorchiatore è ormeggiato.

La vita a bordo di Maria Luisa De Bin

Il rimorchiatore sul quale hanno deciso di trasferirsi, era stato trovato dalla coppia già arredato da un altro signore che ne era in possesso in precedenza. Acquistato già completo di riscaldamento e servizi, persino fino alla presenza di stoviglie, il mezzo non ha richiesto grandi lavori prima dello spostamento della coppia al suo interno. Se durante l’inverno le temperature li forzano a vivere all’interno, durante l’estate i due coniugi possono approfittare di molti più spazi. Il ponte superiore si trasforma in un’altra stanza da vivere appieno, dove pranzare, chiacchierare con gli amici e ascoltare musica.

La vita passata della coppia

La signora Maria Luisa in precedenza aveva un negozio di ottica, vicino al Ponte delle Guglie di Venezia, mentre il signor Paolo Beraldo era un esperto e appassionato di meccanica. La scintilla tra i due è scattata quando lei un giorno gli ha portato una barca da riparare. Successivamente lui le ha fatto conoscere questo mondo nel quale poi un giorno avrebbero vissuto assieme. Il progetto condiviso inizialmente pareva poter rimanere solo un bel sogno poi, per una serie di eventi fortunati, è diventato realtà. “Sicuramente la vita sul rimorchiatore non è facile rispetto ad altre barche”. dichiara Maria Luisa De Bin. “Soprattutto considerando gli spazi limitati”.

I progetti da perseguire e realizzare

“L’arrivo di un secondo rimorchiatore sicuramente può far pensare ad un numero esagerato ma per noi sono l’immagine per la realizzazione dei nostri progetti e aspirazioni future”. Riferisce poi la signora De Bin.  Il secondo rimorchiatore a San Vitale ha l’obiettivo di divenire rappresentazione di una realtà artistica e come esempio di enorme scultura per seguire la passione del marito Paolo Beraldo. La riduzione della mole di lavoro a causa del Covid è stato per la coppia un modo per dedicarsi ancora di più a questo loro progetto, mancando le richieste di lavoro.

La visione di Paolo Beraldo

“L’aver trovato in Paolo, che era un normale meccanico, questo lato artistico, è stata una scoperta sorprendente e unica. Nasconde dentro di se delle capacità di creatività incredibili, di carattere e di soluzioni ai problemi”. Racconta Maria Luisa. Le opere del signor Paolo possono essere definite come sculture cinetiche, le quali si muovono tramite un sistema di ingranaggi che permettono lo spostamento di tutti i suoi componenti. Questi possono essere in ferro e altri materiali recuperati da imbarcazioni o da cantieri nautici. L’obiettivo principe della coppia si rispecchia nell’intento di creare un museo galleggiante. Questo sarà composto anche dal rimorchiatore stesso, così che tutti i suoi componenti siano parte dell’esposizione stessa.

La visione di Maria Luisa De Bin

La signora Maria Luisa De Bin sta diventando famosa per degli occhiali disegnati da lei, che presentano una componente di ferro delle gondole veneziane sulle stanghette. “La possibilità di creare varie forme e vari modelli non manca nel panorama di questo mercato perché sappiamo quanti questi siano ricchi di disegni e materiali”. Spiega la signora De Bin. Nonostante un inizio attraverso l’uso di materiale basico, recuperato nei laboratori in Cadore che li scartano, e la mancanza di una vetrina fisica, gli occhiali prodotti sono un prodotto molto apprezzato. Secondo Maria Luisa, oltre ad avere una utilità pratica per tutti coloro che ne hanno bisogno, portare gli occhiali è come indossare una città. Sapere di indossare tutti i giorni Venezia è una sensazione unica nel suo genere.

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