L’intervento della polizia locale
A Marghera, l’ex cinema Ariston di via Rossarol non diventerà, almeno per ora, una moschea. Lo ha dichiarato Monir Sader, tesoriere del Centro Culturale Islamico del Bangladesh, dopo l’intervento della polizia locale su segnalazione del Comune di Venezia.
Gli agenti, accorsi sul posto, hanno constatato l’avvio di un cantiere per l’adeguamento dell’edificio. Secondo quanto riportato dal Gazzettino, l’obiettivo sarebbe stato trasformare l’Ariston in una moschea, ipotesi che ha sollevato preoccupazioni tra i residenti, dato che sarebbe stata la quarta nel quartiere.
I permessi mancanti della moschea
L’intervento della polizia locale è stato motivato dalla mancanza di richieste formali per il cambio di destinazione d’uso dell’immobile. Né la trasformazione in centro culturale né in luogo di culto risultavano autorizzate presso Ca’ Farsetti.
Monir Sader ha garantito che, una volta richieste le autorizzazioni necessarie, la comunità bengalese procederà nel pieno rispetto delle norme. Ha inoltre spiegato che i lavori, seppur avviati, sono stati immediatamente bloccati, e che attualmente un geometra sta sviluppando un progetto per ottenere i permessi richiesti.
Tra tradizione operaia e nuova multiculturalità
La comunità bengalese è una presenza radicata e generalmente apprezzata a Marghera, ma il dibattito intorno ai luoghi di culto riflette un cambiamento profondo nel tessuto sociale del quartiere.
Marghera, un tempo simbolo del lavoro operaio, segnato dai crocifissi e dalle bandiere rosse con falce e martello, oggi è uno spazio multiculturale. Con tre moschee già operative, la possibilità di una quarta struttura religiosa islamica evidenzia la crescente diversità della popolazione, in cui convivono lavoratori della Fincantieri e famiglie di origine straniera.
La vicenda dell’ex cinema Ariston rimane sospesa tra l’esigenza di regole chiare e il rispetto delle nuove realtà sociali. Per ora, il dialogo tra la comunità bengalese e le istituzioni sembra l’unica strada per conciliare esigenze culturali e urbanistiche.
GUARDA ANCHE: Venezia, il dilemma delle locazioni brevi fra i residenti