Presentata “Maleficia”, prima di tre mostre legate alla criminologia, che si tiene presso il Palazzo delle Prigioni a Venezia e che mette in esposizione strumenti di tortura e di pena capitale utilizzati per secoli dai tribunali, sfatando anche qualche mito. Intervenuti Stefano Bellato Presidente del Circolo Artistico di Venezia che ha in concessione il Palazzo delle Prigioni ed il curatore e realizzatore della mostra Roberto Paparella, fondatore assieme a Maurizio Roccato di Esposizione Criminologica Nazionale.
Mostra allestita nello storico Palazzo delle Prigioni
Non poteva esserci luogo più consono per allestire la mostra, già aperta e visitabile fino al 20 aprile, che quello dello storico Palazzo delle Prigioni Nuove a San Marco. Un sito che dal 1600 fino al 1902 fu carcere, ma ai tempi della Serenissima anche sede di una delle più antiche magistrature “I Signori di Notte al Criminal” con compiti di sorveglianza, polizia e di istruire i processi.
63 strumenti di tortura fra originali e riproduzioni
E proprio qui dove si applicavano anche le torture, che il Circolo Artistico di Venezia in collaborazione con Esposizione Criminologica Nazionale, ha realizzato un’esposizione su due piani con 63 pezzi tra reperti originali e fedeli riproduzioni di strumenti di tortura utilizzati tra il XV e il XVIII secolo.
Viaggio nella storia della tortura e della pena capitale
Maleficia vuole essere un viaggio storico, in un luogo che sembra essersi fermato nel tempo, partendo dai processi della Santa Inquisizione, ai tormenti delle torture, alla pena capitale. I tribunali medievali punivano con atroci condanne eretici, streghe, colpevoli di blasfemia o malefici. Ma anche un percorso educativo, dove verranno svelati i falsi storici. Molti manufatti sono stati creati dopo il ‘700, epoca in cui, pare, sia nata la necessità di concepire fantasiosi e terribili sistemi per dare sofferenza che in passato non erano stati nemmeno immaginati e che poi, però, non furono utilizzati.
Le parole del curatore della mostra Roberto Paparella
“Con Maleficia – spiega il curatore Roberto Paparella – si ripercorre, tra reperti originali e fedeli riproduzioni, una parte di storia dell’amministrazione della giustizia e viene fata chiarezza su determinate pratiche e sul loro impiego. La mostra, infatti, è anche l’occasione per risolvere i fraintendimenti di cui, per secoli, sono rimasti vittime i cosiddetti ‘strumenti di tortura’. Alcuni di questi non sono mai esistiti in epoca medievale, altri raramente impiegati, altri ancora usati solo come deterrente.
Maleficia, però, è soprattutto un’indagine sociologica oltre che storica, che coinvolge tanto il passato quanto l’attuale sistema di pensiero della collettività, che molto spesso si ricorda dell’assassino e si sofferma meno sulla vittima. L’interesse per simili esposizioni ha spinto a inventare, nei secoli scorsi, sistemi per infliggere il dolore in realtà mai esistiti. La morbosa attrazione verso il martirio e la sofferenza, infatti, si antepone inconsciamente a tutto il resto, inclusa la reale esistenza o meno delle macchine che li potevano provocare”.
Le parole del presidente del Circolo Artistico di Venezia Stefano Bellato
“Il Palazzo in cui ci troviamo – informa Stefano Bellato Presidente del Circolo Artistico di Venezia – svolse nel corso dei secoli varie funzioni, da carcere nel ‘600 e ‘700 a infermeria delle prigioni ducali nel 1800 a prestigiosa sede del Circolo Artistico di Venezia. Il quale fu fondato nel 1919 da un’idea del Re Vittorio Emanuele II che volle riattivare l’“Opera di Soccorso per artisti poveri e bisognosi”, istituita il 26 agosto 1845 dalla Società Veneta promotrice di Belle Arti ed eretta a ente morale con decreto di Vittorio Emanuele II nel 1871.
La storia del Palazzo che oggi ospita la mostra della tortura
Il Circolo Artistico voleva essere un cenobio per pochi eletti conoscitori delle Arti che intendevano riunirsi sullo stile dei Salotti di ottocentesca memoria. A oggi conta un congruo numero di affezionati Soci. Nel corso del ‘900 qui si sono esibiti i più grandi musicisti del XX secolo, uno fra tutti A. B. Michelangeli e si sono susseguite mostre di alto profilo come quelle su A. Rodin, S. Dalì e altre grandi figure della storia dell’arte. Attualmente il Circolo Artistico è diventato un punto di riferimento della cultura veneziana ed ospita qualificati eventi: esposizioni d’arte”.
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