La Voce della Città Metropolitana

Luca Scalabrin: problemi del lavoro e disabilità

Che tipo di fatiche incontreranno i neodottori per trovare uno sbocco occupazionale e quali sono le maggiori difficoltà per le aziende in questo momento di Covid?. Ne parliamo con Luca Scalabrin dell'ordine dei consulenti del lavoro.

Lavoro e disabilità, Luca Scalabrin rappresentante dei consulenti del lavoro e presidente dell’Actv porta un assegno di 1.961,00 euro in favore dell’Anffas di Venezia che è stata colpita ‘dall’acqua granda’ e non solo. Affronteremo anche il caldo tema dei problemi di lavoro.

Le parole di Luca Scalabrin

“Oggi finalmente vengo in una veste diversa nell’attività reale e professionale che faccio, che è quella del consulente di lavoro. Mi fa piacere parlare di lavoro e di disabilità. Oggi consegneremo questo assegno al presidente dell’Anffas, i consulenti del lavoro di Venezia hanno raccolto per l’acqua alta l’importo di 1.961,00 euro”.

Blocco dei licenziamenti

“In questo momento il blocco dei licenziamenti sta creando davvero tantissimi problemi alle piccole medio imprese. L’ultimo decreto di agosto pone dei termini variabili, cioè finché le aziende possono utilizzare la cassa integrazione non possono licenziare, ma appena finiscono possono. La data è passata dal 17 di agosto al 31 di dicembre di quest’anno. Il problema è che come hanno fatto per le assunzioni a termine, la prologa indiscriminata (senza un ragionamento serio alle spalle) può provocare dei grossi problemi alle aziende. Ad esempio, se io devo prorogare l’assunzione di un contratto di maternità, dove mi è rientrata nel frattempo la persona, io mi troverò a gestire sia la persona che prima la sostituiva che quella che è rientrata. Tutto questo con doppi costi aziendali in un periodo veramente complesso e complicato, quindi questo è da sistemare e ridefinire.

Sicuramente questo è un grosso problema e ho tendenzialmente l’impressione che si sia solo spostata una data di un problema, ma non si è risolto il problema. Il problema da risolvere era la ricollocazione. Tra l’altro si sta verificando un fenomeno veramente strano per le aziende, anche quelle che vogliono continuare ad assumere, le persone preferiscono rimanere in cassa integrazione o disoccupazione. Spesso le retribuzioni in Italia non sono altissime, la disoccupazione copre abbastanza e quindi se uno mette i problemi da lavoro, viaggio e gestione bambini, forse è più conveniente non lavorare. Questo però per uno stato che vuole crescere sicuramente non va bene”.

Il problema della cassa integrazione

“Noi come consulenti del lavoro siamo stati davvero impegnatissimi in questo periodo, con tutti i decreti che poi hanno creato una miriade di circolari degli istituti, dell’Inps spesso in contraddizione tra loro. Veramente complessa la situazione e penso non solo per noi, ma anche per chi lavora presso gli istituti, visto che hanno gestito un numero enorme di cassa integrazione.

Il problema è che ancora molte casse sono ferme, abbiamo quasi 400 mila casse che non sono ancora evase. Questo significa che sono 400 mila domande di 400 mila aziende. Tra l’altro i dipendenti sono stati un pò amareggiati dall’importo della cassa, perché si aspettavano l’80% della retribuzione e invece ricordo che l’80% di un minimale a cui poi va applicata la tassazione e la previdenza. Quindi diventa molto meno, si aggira a una tariffa oraria di 5/6 euro l’ora, diventa poco per una persona per sopravvivere. Noi dobbiamo sapere la durata, la quantità, come funziona, abbiamo avuto decreti che si susseguivano con dei buchi legislativi. Molte aziende che hanno iniziato presto a febbraio non arriveranno mai, con la cassa integrazione attuale e il decreto di agosto, fino a fine anno ma finiranno prima.

Un nuovo procedimento

Hanno fatto un procedimento, che per le ultime nove settimane, c’è un contributo anche sostanzioso per chi non supera il 20% di fatturato rispetto l’anno scorso che si va fino il 18%. Quindi una cassa Covid che costa addirittura di più di una cassa ordinaria, perché io dovrei utilizzare una cassa Covid se quella ordinaria mi costa addirittura meno? Cassa ordinaria che poi l’Inps non ha nessuna intenzione di dare, quindi sarà un problema. Il vero problema è la mancanza delle certezze, noi abbiamo una serie di norme in maniera che, in maniera esponenziale, ci investono e colpiscono e non riusciamo a gestirle. Veramente una fatica enorme di gestire una mole di lavoro faticosissima e senza poter fare nulla, perché come consulenti di lavoro abbiamo fatto delle manifestazioni proprio per sburocratizzare l’attività.

Tipologie di cassa integrazione

Le casse integrazioni sono minimo quattro. C’è la cassa integrazione ordinaria, in deroga, c’è il fondo di integrazione e c’è anche FSBA per gli artigiani. Tutti con sitemi diversi, quindi ogni volta delle procedure diverse tra l’alto con l’obbligo di fare delle procedure sindacali che secondo me in questa fase storica non servivano.

La burocrazia con il Covid è aumentata, questo diventa un problema importante e mi auguro che ci sia un riassetto delle casse integrazioni (di farne una sola che valga per tutti). Noi dobbiamo fare le cose uguali per tutti, non è giusto che ci siano i lavoratori di seria A e lavoratori di serie B, quindi dobbiamo augurarci che questa struttura venga assolutamente sistemata specialmente in Veneto dove le aziende sono piccole.

Le casse integrazioni in proporzione costano meno che non lasciare la gente in disoccupazione, quindi forse un risparmio c’è. Anche perché la cassa integrazione non copre tutto il periodo nemmeno del divieto di licenziamenti, quindi alcune persone si sono trovate a casa, senza poter trovare altra occupazione perché erano bloccate in quell’azienda, senza retribuzione. Questo perché chiaramente il titolare non può dire ti pago se non lavori”.

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