Cultura e Spettacolo

Venezuela Aid Live, l’evento a favore del popolo venezuelano

Richard Branson ha organizzato Venezuela Aid Live, a sostegno del popolo in difficoltà, Maduro promette una contromanifestazione e Roger Waters dice la sua.

La crisi politica e sociale del Venezuela ha spinto il magnate fondatore del Virgin Group, sir Richard Branson, a organizzare un grande evento dal vivo – tipo Live Aid, si chiama Venezuela Aid Live – per raccogliere fondi a favore della popolazione sempre più in difficoltà, QUI l’annuncio di qualche giorno fa. All’evento, in programma venerdì 22 febbraio a Cucuta (una cittadina colombiana vicino al confine con il Venezuela), sono attese oltre 300mila persone per sentire, fra gli altri: Luis Fonsi, quello di “Despacito”, recente partner di Eros, il dj svedese Alesso, Juan Luis Guerra e Paulina Rubio.

Intanto il contestato lider maximo, Nicolas Maduro, ha fatto sapere il suo ministro dell’informazione Jorge Rodriguez, sta preparando una sua contro-manifestazione, in contemporanea con quella progettata da Branson. Di questa iniziativa – definita dal regime: «Un messaggio di amore e solidarietà e una denuncia nei confronti della tentata aggressione al popolo venezuelano» – per ora non si conoscono dettagli concreti, se non che dovrebbe estendersi dalla giornata di venerdì a quella di sabato 23 febbraio.

Nella contesa si è inserito anche l’ex Pink Floyd Roger Waters che, con un questo video-messaggio ha preso le distanze dall’iniziativa lanciata da Branson, a suo avviso il concerto: «non ha nulla a che fare con gli aiuti alla popolazione venezuelana, né con la democrazia, né con la libertà».

Dopo aver affermato che le violenze, la dittatura, gli omicidi e le persecuzioni sono «una costruzione della narrazione americana relativa alla crisi venezuelana», Waters ha messo in guardia il pubblico e gli artisti – tra i quali «l’amico Peter Gabriel» – dal rischio di venire strumentalizzati da un’operazione di «sostituzione di regime» che potrebbe trasformare il Venezuela «in una nuova Libia, o Siria, o Iraq».

 

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