Cultura e Spettacolo

E impegnatevi un po’ di più con queste dannate password!

La classifica annuale delle peggiori password utilizzate online conferma la scarsa attenzione degli utenti nei confronti delle chiavi d’accesso ai propri dati personali.

Gli appelli ripetuti non bastano: gli attacchi dei cyber criminali sono quotidiani e i rischi diventano sempre più gravi, ma continuiamo a commettere gli stessi errori! Anche quest’anno, la classifica delle peggiori password conferma le cattive abitudini degli utenti, soprattutto il fatto di sottovalutare la sicurezza dei propri dati in Rete dandoli in pasto agli hacker, o quantomeno, facilitando loro il lavoro.

Quella fornita da SplashData è una foto impietosa, compilata in base a quante volte le password compaiono nei database rubati dai pirati nel corso dell’anno. Sono state prese in considerazione oltre cinque milioni di password trapelate da violazioni e sul podio non ci sono grandi novità rispetto alle edizioni precedenti: vince sempre “123456”, seguita da “password” e da una variante della prima, “12345678”, quindi un altro classico, “qwerty”. Fra le novità: “starwars”, al 16/mo posto e l’ironica “trustno1”, al 25/mo. QUI l’elenco completo.

Ma, in generale, la top 100 è un preoccupante susseguirsi di termini ovvi, sequenze elementari, nomi propri e banalità: “football”, “iloveyou”, “admin”, “welcome”, “monkey”, “login” ecc.: quasi il 10% degli utenti di computer ne ha utilizzato almeno una. Una sottovalutazione del fenomeno dovuta al fatto che le password sono considerate una seccatura, secondo Alessio Pennalisico, membro del comitato direttivo del Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica.

Per l’esperto sarebbe buona regola non usare la stessa password per tutti i servizi. Quindi imparare a utilizzare, per esempio: versi di poesie o di canzoni e, se vengono richieste cifre, l’anno di uscita o un’altra data utile. Da evitare: la targa dell’auto, il codice fiscale e l’anno di nascita, informazioni che si possono più facilmente dedurre o ricavare dai social. I rischi sono reali, il più grave è il furto di identità.

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