Cronaca

La Guardia di Finanza recupera tre antichi manufatti etruschi

Una villa abbandonata da tempo alla periferia di Mirano, che improvvisamente si rianima. Un via vai di autovetture, alcune che giungono da fuori provincia, ma finestre e persiane che restano inspiegabilmente chiuse anche quando le persone sono entrate. Uno strano scenario, che non è passato inosservato agli occhi dei Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia, in servizio nella zona.
Ottenuta l’autorizzazione dal magistrato di turno, i militari hanno atteso all’ingresso del casale, ufficialmente disabitato da anni, per poi fermare un gruppo di tre persone.
Una volta entrati nei locali della residenza, dopo una approfondita ricerca, i militari hanno rinvenuto in una delle ultime stanze dell’abitazione, una cassa contenente dodici pezzi di apparente antica fattura, tra cui crateri greci, anfore romane e vasi etruschi.
Il materiale è stato subito sequestrato e due dei tre soggetti, denunciati all’autorità giudiziaria competente per i reati di cui all’art. 176 D.L.vo 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e art.648 del codice penale (ricettazione).
I successivi riscontri svolti con i funzionari del Ministero dei Beni culturali hanno confermato l’originalità di tre dei dodici reperti.
Si tratta in particolare di un alabastron, ovvero un vaso per profumi o unguenti di fabbricazione etrusca su imitazione corinzia del VI secolo avanti Cristo, di una brocca anch’essa etrusca di probabile ambito falisco (EtruriaUna villa abbandonata da tempo alla periferia di Mirano, che improvvisamente si rianima meridionale) datata tra il IV e il III secolo avanti Cristo e di una coppa per il vino, a vernice nera decorata con delle palmette impresse sul fondo, datata tra il III e il II secolo avanti Cristo.
Collocati sul mercato nero dei collezionisti senza scrupoli, i tre reperti avrebbero potuto fruttare circa 20.000 euro.
Al termine delle perizie, la Procura della Repubblica di Venezia ha autorizzato la restituzione al patrimonio pubblico dei tre reperti risultati autentici, che sono stati riconsegnati alla Sovrintendenza per i Beni Archeologici di Padova, competente a decidere sulla loro futura collocazione.

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