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Jacopo Monticelli: l’infettivologo è il “Veneziano dell’Anno”

Jacopo Monticelli, infettivologo di 34 anni, è stato nominato "Veneziano dell'anno" dall'associazione Settemari di Cannaregio che ogni anno, dal 1978, attribuisce questo riconoscimento, «a persone o istituzioni che operano al servizio della città di Venezia e per il bene comune». Jacopo, ha spiegato il socio fondatore Maurizio Crovato, sarà premiato alla Fenice a gennaio

Intervista a Jacopo Monticelli, medico responsabile di aver individuato il primo infetto in Italia, presto premiato “Veneziano dell’anno”.

La testimonianaza di Jacopo Monticelli

“Adriano Trevisan è stato ricoverato il 16 febbraio, il 18 mi hanno chiamato per valutare una polmonite interstiziale come infettivologo, la mia specializzazione mi permette di fare diagnosi più specifiche in situazioni anomale” afferma Monticelli.

“La cosa anomala era l’evoluzione della malattia, rapido peggioramento dei sintomi e impossibilità a individuare il virus; qualcosa non tornava, individuare una polmonite da virus senza apparentemente  un virus” racconta l’infettologo. “Non è prassi in Italia trattare polmoniti con la terapia intensiva come si è dovuto fare per Trevisan; inoltre la rapidità di deterioramento mi lasciava perplesso”.

“All’ospedale ero l’unico infettivologo, per cui ho dovuto valutare da solo, il mio compito era referente per infezioni;è quando non ho potuto trovare nient’altro che abbiamo ipotizzato il Coronavirus, questo caso era al di fuori delle specifiche del ministero perchè il paziente non aveva mai viaggiato; quello che ha fatto scattare tutto è stato l’anamnesi, la storia clinica che ho raccolto con i famigliari; la cosa più importante era che un amico di Trevisan era ricoverato lo stesso giorno con gli stessi sintomi.”

Quando poi si è scoperto che questi sintomi erano sparsi per le conoscenze di Trevisan si è capito che si trattava di un focolaio epidemico.

“A quel punto non era più il problema di un paziente, ma qualcosa che non capivamo, d lì è saltata fuori l’idea di fare il tampone; all’epoca i centri specializzati per il tampone erano singoli per regione,  quella sera ho chiamato la virologia a Padova per i due tamponi, i test sono partiti il 21 e il resto è storia”

“Tra gli infettivologi nessuno se lo aspettava e francamente è stato il panico; quando ho ricevuto i risultati mi trovavo a Padova ad un congresso di infettivologia; è stata una grande fortuna trovarmi circondato da colleghi che ho potuto allertare rapidamente”.

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