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Jesolo, pestaggio: le indagini si allargano a chi non è intervenuto

Si allarga il campo delle indagini sul pestaggio di Jesolo. Si è presentato spontaneamente il quarto aggressore, ma ora gli investigatori cercano anche i presenti che non sono intervenuti per fermare il branco

Si è presentato spontaneamente nella caserma dei carabinieri, il quarto giovane che ha ridotto in fin di vita in un pestaggio il 38 enne tunisino la notte del 2 luglio a Jesolo. L’aggressore anch’egli poco meno che trentenne, a sua volta jesolano, incensurato e con lavoro, forse convinto di poter essere a sua volta identificato, ha deciso di presentarsi ai militari nella caserma di San Donà di Piave fornendo, dopo essere stato formalmente indagato, la propria versione dei fatti che è stata trasmessa all’Autorità Giudiziaria che sta coordinando le indagini.

L’accusa

Anche per lui l’accusa contestata è di lesioni personali gravissime in concorso.  L’obiettivo degli investigatori è di identificare tutte le persone presenti al momento dell’aggressione, anche chi ha filmato con il telefonino la scena brutale e non ha fatto nulla per fermare i quattro giovani ,e non è intervenuto nemmeno quando l’extracomunitario è stramazzato a terra svenuto ed è stato colpito da altri calci.

L’aggressione a Jesolo

La violenza cieca e la scena aberrante di chi mentre pestava non è stato fermato da alcuno dei presenti, apre infatti nuovi fronti di indagine. Fino a questo momento, secondo la ricostruzione dei fatti, il tunisino sarebbe arrivato al bar a petto nudo e forse alterato con una mini centrando dei bidoni, avrebbe infastidito gli avventori, offeso una ragazza, lanciato bottiglie e mostrato di essere in possesso di un taser, finchè i quattro hanno reagito. Anche gli altri tre trentenni responsabili dell’aggressione sono incensurati e con un lavoro, e uno di loro è aiuto gondoliere.

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