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I figli del resista veneziano Tinto Brass in lotta per l’eredità del padre

 A 85 anni Tinto Brass, dopo alcuni problemi fisici, è alle prese con una questione legale che vede i figli in lotta per la sua eredità

Il Giudice ha affiancato al noto regista veneziano Tinto Brass un amministratore di sostegno, su richiesta dei figli, ma lui non ci sta e ricorre in appello. “Questa -ha detto- è una limitazione forte che non si giustifica”, ci ha riferito il suo legale Rita Rossi, che ha raccontato come il regista stia vivendo questa fase della vita in modo addolorato ed arrabbiato.

A 85 anni il veneziano Tinto Brass, maestro del cinema erotico italiano, sta litigando con i figli per un patrimonio che, dice, è ridotto all’osso. Brass prende mille euro al mese di pensione e i diritti d’autore con il passare degli anni sono sempre più bassi. Inoltre, l’archivio della sua carriera, formato soprattutto da foto e spezzoni di video, non appartiene fisicamente al regista.

Tutto inizia con le nozze del 3 agosto scorso a Isola Farnese (Roma), tra il regista e Caterina Varzi, colei che lo stesso Brass ha definito la sua “musa ermeneutica”. Poche settimane dopo il “sì”, il figlio Bonifacio si rivolge al Tribunale Civile di Roma per chiedere la nomina di un amministratore di sostegno per il padre. Richiesta, questa, a cui si accoda in un secondo tempo la figlia Beatrice.

Nell’istanza depositata dal figlio si legge che Brass, oltre alle problematiche fisiche (ha avuto episodi ischemici nel 2010 e nel 2012 dai quali si è ripreso, ndr), “non mostra le opportune capacità di gestire con oculatezza le proprie risorse economiche”. Si fa menzione anche della sparizione di alcuni quadri di proprietà del padre.

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