In questa nuova puntata di La Voce della Città Metropolitana ospite il Dottor Giovanni Leoni, vice presidente della federazione nazionale dell’ordine dei medici.
Questa ripresa dopo la pausa estiva di fatto è piena di incognite. C’è un zoccolo duro di persone che non si vuole vaccinare, con le loro convinzioni, e sostenute da molti medici no-vax, a cui si è aggiunto di recente anche un premio Nobel che si è espresso sull’incertezza del vaccino.
Così però si rischia di vanificare tutta la campagna vaccinale.
“Buongiorno a tutti e grazie. È vero che c’è una polemica importante per quanto riguarda le indicazioni alle vaccinazioni, nonché affermazioni di alcuni colleghi che si trovano in contrasto con quella che è la realtà scientifica. Per il pubblico è difficile riuscire a capire la differenza tra soggetto e soggetto” ha detto Giovanni Leoni.
Montagnaire però è vincitore del Nobel, quindi uno specialista.
“Ci sono centinaia di specialisti che pubblicano su riviste di settore importanti e le affermazioni quindi di un singolo vanno a scontrarsi con quelle di una compagine ben assestata che afferma il contrario. È importante risalire sempre alle fonti, soprattutto quando si legge un articolo online. Esistono dei criteri molto rigidi riguardo l’informazione scientifica.”
La cosa importante è capire dove è stato fatto un determinato intervento e perché. Molti medici di base affermano di aver guarito diversi pazienti con l’idrossiclorochina e che questa pratica è poi stata bloccata, nonostante fosse efficace.
“L’idrossiclorochina era in auge i primi mesi del 2020, quando si annaspava alla ricerca di una cura contro le infezioni del Covid, e gli studi successivi hanno poi dimostrato l’inefficacia di questo trattamento. Ci sono altri farmaci più utili, come ad esempio gli anticorpi monoclonali, soprattutto nei primi 10 giorni di malattia prima che si verifichi la seconda fase.”
Un’altra questione sono i medici no-vax, i quali sostengono di non essere una minaccia nei confronti dei vaccinati. Perché dunque sospenderli?
“Perché sono contrari a quella che è una legge dello stato, che richiede come requisito alla professione, pari grado alla laurea in medicina e chirurgia la vaccinazione contro il Covid-19. È stata fatta una legge a posta per risolvere ogni tipo di questione e la sospensione viene valutata da una commissione specifica delle Ulss.”
Noi però non vogliamo essere ciechi e burocrati e applicare la legge senza valutazioni specifiche del caso. Ma la domanda è, perché è stata fatta la legge, perché è temuto il medico non vaccinato in ospedale?
“La legge è stata creata come ultima ratio. Si è visto che questi medici non avevano intenzione di vaccinarsi e non avevano fiducia nella scienza, cosa alquanto incredibile da parte nostra. Per fortuna sono pochi, nella Provincia di Venezia arrivano ad una ventina circa, ai quali ho telefonato personalmente per capire le motivazioni alla base di questa scelta.”
Diciamo quindi che si teme anche l’effetto mediatico che un medico no-vax potrebbe avere all’interno del reparto.
“Adesso che c’è il vaccino, il medico no-vax non può assolutamente essere accettato nel reparto, perché può essere comunque un contagiante, e dunque pericoloso. Pur davanti a fatti evidenti, come l’abbassamento dell’età media nei reparti di rianimazione e dell’età dei contagiati in generale, certi colleghi continuano ad affermare la loro riluttanza nei confronti del vaccino definito sperimentale.
Innanzitutto il vaccino non è più sperimentale, essendo uscito ufficialmente dalla fase di sperimentazione, inoltre il ricorso alla corte europea dei no-vax è stato bocciato. La salute pubblica è al primo posto su qualsiasi ipotetica idea di libertà personale. I ricorsi amministrativi possono essere fatti al tribunale regionale amministrativo”, ha concluso Giovanni Leoni.
Quello che ha stabilito il comitato scientifico sarà dunque la prova che porterà la difesa in questi ricorsi.
“Mi pare molto difficile che ci sia un ricorso per quanto riguarda una procedura amministrativa verso una legge dello Stato adottata in emergenza e approvata dalla maggioranza del Parlamento, in un periodo poi di crisi pandemica e in cui c’è un aumento della viremia con la variante delta.”
Questa è la risposta alla domanda che volevo farle, ovvero l’aumento dei casi rispetto all’anno scorso nonostante il vaccino, dovuto proprio alla nuova variante delta.
“Senza il vaccino sarebbe stato un disastro. La caratteristica di questa variante è la sua contagiosità, cioè la possibilità di infettare quattro volte superiore. Per questo tutta la catena dei contagi deve essere ricalcolata tenendo conto di questa variabile e aumentando la vaccinazione.”