La Voce della Città Metropolitana

Gianni Pasin: “Rotta su Venezia” per riscoprire i luoghi dell’entroterra

A proposito di imprenditori e di imprese l'ospite di oggi è un imprenditore che sui berretti da baseball ha costruito la sua fortuna e quella di tanti lavoratori. Ora è in pensione, ma ha aperto un resort e soprattutto ha scritto un libro che regala, più che vendere, per raccontare la sua Venezia che gli ha dato sempre tanta carica

Oggi abbiamo un personaggio da intervistare perché è un imprenditore. Ora è in pensione. Però non si stanca mai di aprire cose nuove. Ma in realtà lui ha fondato un’azienda leader nel mondo della produzione dei cappelli da baseball. Addirittura alla veneranda età di 50 anni, quindi non era proprio un ragazzino quando ha cominciato. Poi ha, tra l’altro, un nipote che lavorava per la Pfizer, guarda caso, siamo tutti in tema con il Covid. È riuscito a strapparlo alla casa farmaceutica e adesso lavora per lui. Però la cosa bella di questo signore che si chiama Gianni Pasin, che è di San Donà di Piave, è che lui si è fermato dopo aver avuto una vita all’Indiana Jones.

Ha deciso di scrivere un libro per raccontare la Venezia che pochi si sognano di andare a esplorare. “Rotta su Venezia”. Eccolo qua il libro. Adesso dovremmo vedere anche la cover che il nostro regista Fulvio Pastrello dovrebbe mostrare, eccola li.

Allora Gianni Pasin, grazie di questo collegamento. Io la farei parlare ore della sua vita. Però cominciamo dal libro, anche perché lei lo sta regalando, no?

“Diciamo cosi, vorrei regalarlo a tutti gli operatori del settore per far conoscere Venezia. Vorrei regalarlo ai gondolieri, come agli alberghi, alle trattorie o i B&B. In modo che rimanesse una copia e i turisti, soprattutto quelli stranieri, capissero che alle spalle delle grandi spiagge e vicino a Venezia c’è tutto l’entro terra che molte volte viene trascurato, dimenticato. È ricco di storia perché la via d’acqua che descrivo era frequentata fin dai tempi dei romani. I romani risalivano il Lemene fino a Concordia. Si chiama Concordia Saggittaria perché venivano prodotte le frecce. Da Altino andavano fino a Concordia e poi procedevano fino a Roma per portare queste frecce. Quindi poi c’è il porto di Aquileia. Quindi via d’acqua vissuta fin dai tempi dei romani. Oggi trascurate e un po’ dimenticate ma è ancora un paesaggio ricco di emozioni e di personaggi”.

Certo anche perché tra le spiagge e il centro storico veneziano chi è che ha tempo o voglia di andare a vedersi questo paesaggio in estate anche un po’ maleodorante no? Però è interessante, anche perchè c’è un fronte che è stato coperto dall’acqua. Un tempo era l’antica riva, quindi c’è parecchio da dire. Tra l’altro lei lo dedica a un’amica, con la quale fa chiacchierate terapeutiche, che si chiama Alessandra, è corretto Gianni Pasin?

“Esatto nei momenti di crisi si cerca sempre qualcuno con cui parlare. Io ho avuto un momento di crisi un po’ quando sono andato in pensione”.

Parliamo di questo, come fa a non venire la crisi a un uomo come lei, Gianni? Allora, lei è il classico ragioniere che però odiava il posto fisso.

“Odiavo il posto fisso. A 29 anni mi sono licenziato, ero già responsabile commerciale in un azienda qui di San Donà. Ho mollato il posto fisso e sono andato in Africa a lavorare.”

Si tra l’altro come contabile per una società che stava costruendo una diga.

“Poi ritornando mi sono attraversato il deserto del Sahara. È stata una grande emozione e si vive di emozioni”.

Ma com’è che nasce per lei, Gianni, il meccanismo del ‘adesso vado via’.

“Eh il meccanismo dell”adesso vado via’, è che abbiamo una vita sola. È breve, quando termina, termina per lungo tempo. Ha senso viverla”.

Lei tra l’altro dice che ha usato tutti i mezzi di trasporto, un po’ come Indiana Jones, vero?

“Beh insomma, grazie del paragone”.

Beh nei film lo vediamo che in qualche modo si arrabatta. Cavalli, carri. Immagino non con i ritmi suoi, spericolati, nemici che ti inseguano lanciando lance, però insomma, ha usato tutti i mezzi di trasporto che aveva a disposizione.

“Due mezzi di trasporto più simpatici è quando improvvisamente sono arrivato a Tamanrasset. Dopo aver fatto metà attraversata del Sahara, sono andato in albergo mi sono lavato, sono uscito. Ho trovato dei francesi. Io sarei ripartito da Tamanrasset dopo 3 giorni. Gli chiedo: ‘Ciao, siete europei? Dove andate?’. Andavano a fare un giro in cammello. Rsipondo: ‘Vengo anche io’.

Ecco, tra l’altro questo spirito un pò da esploratore, alla Marco Polo, nasce dal fatto che lei comunque aveva cominciato ad esplorare Venezia.

“Si, Venezia è sempre stato il mio sogno, il mio mito. Sa qual’è la cosa che mi ha sempre più incuriosito? Fin da bambino, quando andavo a Caorle, trovavo il porto in centro alla città. Mi chiedevo: ‘Ma da dove arrivano questi pescherecci?’. Il maestro ti spiegava che i porti sono sul mare, e questo porto di Caorle ha sempre avuto un mistero per me. È all’interno del paese. Ecco questo mi ha sempre incuriosito”.

È vero, uno arriva e vede una sfilza di pescherecci uno dietro l’altro. Fanno anche una certa impressione dal punto di vista scenografico, non è un vero porto. È molto curiosa questa cosa. Andiamo avanti perché la cosa bella di lei è che dopo tutte queste scorribande in giro per il mondo decide di vendere questi cappellini da baseball. Nel momento storico più importante per la Cina, quando stava per esplodere, avvicinandosi a un imprenditore cinese che lavorava in un laboratorio terribile. Adesso, grazie anche a lei ha due o tre fabbriche.

“Beh siamo cresciuti assieme. Ma sa qual’è la frase che mi ha spinto a iniziare questo lavoro? Io avevo in mente una cosa, fare una cosa sola e farla bene. Fino a quel momento vincevano i generalisti. Sono entrato in una fabbrica di cappelli di questo amico e gli ho chiesto: ‘Sono bellissimi questi cappelli, quanto costano?’. Mi fa: ‘Costano non so.. facciamo 1 dollaro’. Io faccio i miei conti mentali in lire allora, e dico: ‘È impossibile, non si possono vendere in Italia’. E lui mi ha detto: ‘Non si possono vendere perché sono cari o perché nessuno li propone?’. Ecco questa frase, mi è entrata e uscita, però ha lasciato il segno nella mia mente e quando l’ho rielaborata ho deciso che avrei venduto cappellini” ha detto Gianni Pasin.

Allora ha cominciato a proporli in fiera. Però lei non li aveva in mano di fatto. Lei sapeva che poteva farli produrre a qualcuno,

“Diciamo questo, che ho lavorato. Ho conosciuto molta gente e anche molti amici italiani. Con un certo amico David che adesso vive e lavora ad Hong Kong dicevamo sempre: ‘Sai cosa bisogna fare quando si ha un idea? È inutile che noi ci mettiamo a pensare va o non va. Esponiamola in fiera, se la gente si ferma abbiamo indovinato altrimenti tira dritto’. Ecco non c’era ancora internet per essere famosi, quindi bisognava andare in fiera”.

Ecco quello era il momento dei gadget, giusto Gianni?

“Si però poi si è trasformato subito in oggetto di abbigliamento”.

Però lei dice: ‘Produrre in Cina si. Però poi l’abbellimento, il made in Italy, la creatività, è tutta italiana”.

“Eh si perché il nostro gusto, la nostra creatività tutta italiana, si vede. Poi io ho avuto il colpo di fortuna di aver incontrato due mitici Rossi. Da un lato Vasco Rossi e dall’altra Valentino Rossi. Questo ci ha dato la spinta. Poi l’azienda è andata per la sua strada e con mio nipote ha trovato veramente una valida guida. Io mi sono dedicato alle vie d’acqua, altro grande amore che ho riscoperto” ha detto Gianni Pasin.

Ecco questa è un’altra bellissima cosa, che suo nipote Alessandro, se rimaneva alla Pfizer in questo momento avrebbe fatto..

“…avrebbe fatto altrettanta fortuna”.

Va beh comunque insomma sta andando bene. Lui cosa ha portato? L’internazionalizzazione, l’informatizzazione?

“Finché lui è arrivato io ero forte in Italia. Mi ero spinto leggermente all’estero, Slovenia, Croazia.. Lui ha imparato l’internazionalizzazione e soprattutto ha portato tutta la tecnologia nuova che oggi ci permette di andare avanti”,

Ma comunque continuate ancora ad andare avanti con la Cina, non è cosi Gianni?

“Sisi beh è il nostro fornitore principale però poi da li esportiamo in 57 paesi. Tornando al nostro libro. Sa cosa succede? Quando viene un cliente straniero dall’estero, io amo portarlo in aeroporto, da li prendo un taxi e arrivo a Venezia via acqua. Vedo che questa è una sorpresa che nessuno si aspetta. Un conto è arrivare a Venezia dal Ponte della Libertà o dal treno. Un conto è arrivare via acqua. È un emozione diversa. Io prendo un taxi, li porto a Venezia, andiamo a prendere un aperitivo allo Skybar dell’Hilton. Da lì si ha una visione di Venezia che veramente dici: ‘Viviamo in un posto più bello al mondo’. Grazie a questa meraviglia io ho cercato di raccontare un po’ le emozioni che si possono vivere partendo da Chioggia, arrivando fino a Trieste, sempre navigando su acque interne” ha detto Gianni Pasin.

Certo quindi non c’è solo Venezia ma anche tutta la parte che porta a Trieste. Chi ha la barca la comprende, la capisce. Chi non ce l’ha magari un po’ meno. Magari forse la invidia.

“Ma no si possono sempre prendere delle piccole crociere. C’è una crociera che risale la Riviera del Brenta e pagando un semplice biglietto si può provare l’emozione che si proverebbe sulla propria barca. Si può risalire con un’altra crociera il Sile fino a Treviso. Ci sono delle crociere, sempre piccole crociere, nella laguna di Marano. Poi si può alternare la barca con la bicicletta”.

Ecco qual’è secondo lei, Gianni, il posto in assoluto più bello che racconta in questo libro?

“Domanda difficile. Se lei mi chiede lo splendore di Venezia le direi che è la Riviera del Brenta. Li si vede proprio la forza, la potenza e la magia, il ricordo di quella che era la nostra Venezia. Se invece volgiamo parlare di posti più selvaggi è il tratto da Caorle a Portogruaro dove navigando lentamente, perché in laguna si naviga lenti, per un quarto d’ora non si vede una casa. Solo il rumore del motore e degli uccelli, si salutano i pescatori. Si è immersi nel silenzio più totale” ha detto Gianni Pasin.

Quindi esiste ancora un pezzo della nostra campagna incontaminata. Sembra strano eppure c’è un quarto d’ora di strada dove non c’è neanche una casa.

“Questa è una delle emozioni più grandi. Poi si arriva a Portogruaro passando per Concordia. Dove ricordiamoci, si vive l’emozione dei romani che arrivavano lungo la stessa via in quel posto”.

Benissimo, grazie. Ricordiamo questo libro, “Rotta su Venezia. In barca e in bici lungo la litoranea veneta”. Chiaramente è in vendita anche se lui lo sta distribuendo a molti amici. Gianni Pasin, casa editrice di Ediciclo editore. Grazie e auguri di buon Natale e buon anno.

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