Cultura e Spettacolo

Elisabetta Dolfin: il fantasma della Malcontenta

La storia di Elisabetta Dolfin, il fantasma della Malcontenta che si aggirerebbe ancora oggi nell’antica dimora signorile in prossimità di Mira, lungo la Riviera del Brenta.

Una dama dai capelli rossi e una leggenda ambientata fra le mura della meravigliosa Villa Foscari. Ecco la storia di Elisabetta Dolfin, il fantasma della Malcontenta che si aggirerebbe ancora nell’antica dimora signorile in prossimità di Mira, lungo la Riviera del Brenta.

Il fantasma avrebbe sembianze bellissime, proprio come quelle Elisabetta in vita. Farebbe le sue apparizioni nella stanza di Armida e nel giardino posteriore, alle prime luci dell’alba. Indossa un abito lungo nero e scollato sulla schiena, con un viso bianco candido incorniciato dai capelli rossi, e due occhi grandi nei quali si scorge il riflesso del desiderio inappagato di libertà.

La leggenda di Elisabetta Dolfin

La leggenda ebbe origine verso la seconda metà del Cinquecento. Quando Nicolò Foscari sposò Elisabetta, vedova del primo marito appartenente alla famiglia Pisani.  All’epoca giravano numerose voci sull’infedeltà della donna, al punto da essere esiliata dal marito in una condizione di clausura, all’interno della villa affacciata sul Brenta. Venne rinchiusa per gli ultimi 30 anni della sua vita. Tanto che non fu mai vista uscire o affacciarsi dalle finestre. In questi trent’anni la villa si riempì di sterpaglie e resta un mistero come la bella dama riuscì a sopravvivere, dal momento che nessuno le portò mai degli alimenti o visse insieme a lei nella villa.

Una figura decantata anche da Antonio Foscari in una architettura di Palladio. Con “nobile figura femminile nella quale veniva riconosciuta la dama malcontenta che qui sarebbe stata reclusa per espiare le sue avventure d’amore”. Il nome Malcontenta è legato all’idrografia del luogo. Il canale scavato per portare le acque del Brenta dalla vicina Oriago alle valli di Sant’Ilario era chiamato proprio “fossa dei malcontenti”. Così come il nome del fiume, anticamente declinato al femminile: la Brenta “mala contempta”.

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