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Davide Cervellin: “Di tecnologie per i non vedenti ce ne sono un’infinità”

Davide Cervellin; ha perso la vista a 16 anni. Da vedente ha cominciato studiare, e da non vedente è riuscito a mettere in piedi un'azienda che ora gli frutta 3 milioni di euro di fatturato. Si occupa di accessori, di strutture e di macchinari che servono proprio per aiutare persone con disabilità a superare il GAP con persone che non hanno disabilità.

Siamo in collegamento con Davide Cervellin. Oggi è il giorno di Santa Lucia; il 13 dicembre. Giorno della celebrazione della giornata dei non vedenti. Oggi parliamo con Davide Cervellin; che ha perso la vista a 16 anni. Quindi da vedente ha cominciato studiare, e da non vedente è riuscito a mettere in piedi un’azienda che ora gli frutta 3 milioni di euro di fatturato e che si occupa di accessori, di strutture e di macchinari che servono proprio per aiutare persone con disabilità a superare il GAP con persone che non hanno disabilità. Grazie per questo collegamento Davide Cervellin.

Ci sembrava la giornata giusta per intervistarla. Davide Cervellin, lei è proprio la dimostrazione che quando non ci si arrende, quando si chiude una porta si apre un portone.

“Credo sia giusto. Santa Lucia, vuole dire proteggere e dare speranza alle persone che hanno problemi di vista. Quale miglior soluzione per le persone con problemi di vista, offrire quei servizi, quella strumentazione; per far si che seppure con poca vista o senza vista, possano fare il più possibile tutte le cose che fanno le persone che la vista ce l’hanno. Queste noi le chiamiamo ‘tecnologie compensative’, ossia le tecnologie che fanno vedere chi vede poco,  o che raccontano con la voce o in braille, per le persone che non vedono.

Oggi veramente abbiamo un mondo enorme di opportunità. L’altro giorno ero insieme a delle persone non vedenti che rimanevano estasiate all’idea che con un semplice telefonino; muovendo la telecamera, ti puoi far descrivere cosa c’è intorno a te. Questa sembrava una cosa impossibile fino a qualche anno fa, oggi è possibile. Se sono da solo in casa e ho bisogno di sapere se ho tra le mani un pacco di pasta o un’altra cosa; questo lo posso semplicemente scoprire con il telefonino. Ma poi di tecnologie ce ne sono un’infinità di altre” ha detto Davide Cervellin.

Incredibile come la tecnologia stia facendo davvero dei passi da gigante.  C’è anche della tecnologia che ti aiuta ad aprire le finestre, le porte, abbassare le saracinesche.

“Tutto questo, diciamo che per le persone non vedenti o che vedono molto poco, in questo momento il limite è la mobilità con l’automobile. I ciechi non possono ancora guidare la macchina. Sarà un futuro non troppo lontano, perchè ormai tutti i giorni sentiamo parlare di macchine con guida autonoma.”

Ci sono anche macchine che con i sensori parcheggiano da sole

“Certamente, Non abbiamo però ancora la libertà di salire in macchina da soli e dire di andare a trovare qualche amico. Questo non è ancora possibile. Per tutto quello che riguarda la lettura, la comunicazione, e quindi lo studio, il lavoro; tutti i processi lavorativi sono gestibili oggi con delle tecnologie compensative per chi vede poco o per chi non vede. Oppure se uno è persona anziana, comunque intrattenimento o le piccole cose”

Ecco. Lei questi dispositivi a chi li vende soprattutto? A quali fasce di età? A chi lavora o a chi non lavora?

“Noi queste cose le diamo a tutti. Una fotografia veloce. In Veneto ci sono circa 10.000 persone con problemi di vista significativi. Sono in diminuzione i ciechi, possiamo dire che Santa Lucia sta facendo il miracolo.”

Questo perchè sta facendo progressi la medicina

“Esattamente. Sta facendo progressi la medicina, ma soprattutto ci sono tutta una serie di cause che producevano cecità, consanguineità, la vita in situazioni di indigenza; cause che non ci sono più. In un paese civile come il nostro la cecità congenita, dalla nascita; si riduce a pochi casi ormai. Abbiamo delle complicanze nelle nascite premature, dove a volte oltre ad altre disabilità c’è la cecità. Nel caso delle persone adulte, c’è una quota non troppo rilevante di retinopatie diabetiche. Il diabete a volte può portare alla riduzione visiva; però se tenuto sotto controllo, questa situazione estrema non la porta.

C’era la maculopatia diabetica, situazione tipica della vecchiaia, dove anche qui negli ultimi 15-20 anni non si arriva più alla cecità ma ad una riduzione del virus. Però lascia quei due tre decimi per cui una persona comunque è autonoma nel fare le cose quotidiane. Non può guidare la macchina ma altre cose riesce a farle. Questi son dei risultati grandiosi insomma.”

Ci racconti, quello che a me incuriosisce è come è riuscito a superare tutte le difficoltà e ad aprire questa industria; in un momento in cui non c’erano tutti questi ausili.

“Si c’è un paradosso. Io che ho 63 anni, ho perso la vista a 16 anni, eravamo nel ’74, ’75. All’epoca c’erano meno opportunità, però c’erano dei centri di riferimento che davano delle risposte alle persone con minorazioni visive.”

Secondo lei, Davide Cervellin, oggi è peggio?”

“Brava. Oggi paradossalmente abbiamo un’ enormità di soluzioni ma non abbiamo più dei centri di eccellenza. Dei centri di competenza. Una delle cose di cui sentiamo la mancanza, è proprio avere, anche per i genitori, per queste persone anziane; dei punti di riferimento. Noi abbiamo costituito 10 anni fa una fondazione, la fondazione ‘Lucia Guderzo’, in memoria della dottoressa che tanto aveva fatto per non vedenti e che è morta giovane; e con questa fondazione stiamo dando risposta ai bambini soprattutto in età scolare. La fondazione organizza dei campi scuola invernali, dei campi scuola estivi, delle attività per la fornitura dei libri in Braille. Perché non vada persa per i non vedenti, l’opportunità di apprendere una letto-scrittura importantissima come il braille. Però è ancora poco.

Adesso stiamo vedendo per il prossimo anno di potenziare le iniziative della fondazione perchè ci stiamo rendendo conto che la gente cerca su internet, trova tante cose su internet, ma poi se non è aiutata a discernere quello che è buono da quello che è meno buono, rischia di avere solo una grande confusione e perdersi.”

Senta Davide Cervellin, mi spiega un attimo qual è stato il momento in cui ha guadagnato il primo centesimo quando ha aperto la sua società?

“Io lavoravo al Centro elaborazione dati delle assicurazioni Generali a Mestre. Ho fatto tesoro della mia esperienza di programmatore con gli strumenti adeguati per essere programmatore produttivo alla pari degli altri,. Ho avuto la grande fortuna dopo 7 anni di chiedere al direttore se mi passava dalla programmazione all’organizzazione. Io ritenevo di fare troppa fatica come programmatore per avere lo stesso risultato degli altri.

Pensavo che forse per me era meglio occuparmi di organizzazione. Il direttore mi disse di no, che aveva bisogno di me ancora come programmatore. Questa è stata la mia fortuna perchè mi sono licenziato e con i soldi della liquidazione, ho costituito al  Tiflosystem”

Quindi lei ha soprattutto puntato sulle risorse umane.

“Certo. Io i primi soldi, per rispondere alla sua domanda, è stato dare le soluzioni che avevo trovato per me ad altre persone non vedenti che volevano fare i programmatori. Tra i miei primi clienti c’è stata l’IBN, che nel 1987 aveva assunto dei programmatori. Mi ricordo la Banca Popolare di Luino è stata uno dei miei primi clienti che aveva assunto una programmatrice ipovedente. Da lì tanti altri e tanti altri bei progetti.”

Fantastico, io la lascerei raccontarmi altre cose; ma penso che farla parlare dei problemi difficili che ha vissuto non le faccia giustizia. È giusto parlare dei suoi successi, così da dare entusiasmo anche a chi in questo momento è in difficoltà, vista la curva covid che aumenta. Grazie Davide Cervellin è stata una bellissima intervista il giorno di Santa Lucia.

“Grazie a voi e mi raccomando: quando c’è una difficoltà, non perdersi d’animo. Affrontarla a viso aperto.”

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