“Fateci riaprire i mercati in sicurezza e si aiuti a rilanciare questo settore che è arrivato a perdere fino al 90% del fatturato”. E’ l’appello lanciato dal presidente della Confcommercio Fiva (la federazione italiana venditori ambulanti e su aree pubbliche) Città Metropolitana di Venezia-Rovigo, Mirco Zanchetto. Lo jesolano quarantacinquenne da poco è stato eletto anche membro di giunta di Fiva Nazionale. E’ inoltre presidente veneto del Caid, il consorzio degli ambulanti itineranti alimentari su demanio (i tradizionali carrettini della spiaggia).
La situazione generale
Confcommercio Fiva Metropolitana di Venezia Rovigo associa complessivamente 500 soci e rappresenta in tutte le sedi gli operatori ambulanti di commercio su aree pubbliche. Chi esercita quindi nei mercati, nelle fiere, nei posteggi isolati e in forma itinerante su suolo pubblico e su demanio (in spiaggia).
I fatturati degli operatori alimentari stimano una perdita media del 25/30% e del 60% se ci si riferisce invece ai dolciumi. Nei non alimentari sono precipitati del 40% nei casi migliori, fino ad oltre il 90% per chi non lavora ormai da tempo.
I ristori per la nostra categoria sono ininfluenti, si calcolano mediamente di 1.200 euro, al massimo 1.600, per tutto l’anno.
Le fiere sono sospese da più di un anno. Nei giorni di zona rossa nei mercati hanno potuto operare solo gli ambulanti alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici, nonostante negli stessi giorni i negozi su sede fissa fossero aperti a molte altre categorie merceologiche. Nei giorni di zona arancione e gialla, vi sono alcuni Comuni che, con apposite ordinanze, hanno comunque limitato i mercati. Hanno spostato posteggi e contingentato la partecipazione del pubblico, allo stesso tempo allargando i plateatici di altre attività in sede fissa.
Le richieste sindacali
Le parole di Zanchetto della Confcommercio Fiva. “Il Governo ci faccia riaprire in sicurezza i mercati anche nelle eventuali zone rosse. Lo scorso anno abbiamo dimostrato che si può, con alcuni accorgimenti. L’autoriduzione della metratura dei posteggi, vigilanti, misure di distanziamento, protezione e disinfezione per operatori e clientela. Pare fin troppo ovvio affermare che nessun ristoro potrà mai compensare lo svolgimento dell’attività d’impresa. Ne emerge la necessità di riaprire al più presto, compatibilmente con la situazione generale. Ma è necessario riaprire perché le imprese non sarebbero e non sono in grado di reggere ancora”.
“Ma riaprire non basta se non si ricreano le condizioni con investimenti importanti e un riordino a 360 gradi con regole certe per un rilancio del settore. Se, cioè, non si ricompone un sufficiente grado di fiducia delle imprese e dei consumatori attorno a questa forma di commercio, che esiste dalla notte dei tempi (fa parte della nostra cultura) e che da sempre e sinonimo di aggregazione e della vita sociale di un paese. Chiediamo parità di trattamento e che non ci sia tolta la dignità (lavoro)”.
Sulle proteste di questi giorni. “La gente va in piazza a protestare perché è esasperata, non ce la fa più. Dietro ad ogni attività c’è una famiglia che non ce la fa ad arrivare a fine mese. La violenza va sempre condannata, ma è necessario intervenire quanto prima per aiutare il nostro comparto”.