La Voce della Città Metropolitana

Ritardo nei pagamenti, CGIA:”situazione a macchia di leopardo”

Andrea Vavolo della CGIA di Mestre parla della situazione italiana nei ritardi dei pagamenti, che hanno determinato la condanna del Paese alla Corte di Giustizia Europea.

Maria Stella Donà intervista Andrea Vavolo della CGIA di Mestre. Il 28 gennaio la Corte di Giustizia ha condannato lo Stato italiano per il ritardo nei pagamenti. L’Itali è uno dei Paesi che paga meno i propri imprenditori e quelli che lavorano per lo Stato vengono pagati con molto ritardo (in Sicilia questo ammonta addirittura ad un anno).

Ritardo nei pagamenti, la situazione nazionale

Secondo i dati del 2018 mediamente il debito viene saldato con un ritardo di sette giorni, ma si tratta sempre di una situazione a macchia di leopardo. In Nord Italia il tempo medio di saldo del debito è di 46 giorni, ma ci sono comunque comparti in grossa crisi. Nell’ambito dei lavori pubblici il ritardo è di 133 giorni, nella sanità 99, che vanno a sommarsi a quelli già previsti per legge. Il sud si trova in una situazione particolarmente difficile. Stando alle statistiche il comune di Napoli ha un ritardo medio di 395 giorni, quello di Reggio Calabria di 146. Sono stati forniti degli strumenti per migliorare la situazione, un grosso aiuto è derivato dall’introduzione della fatturazione elettronica, ma c’è ancora molto su cui lavorare.

Il ritardo dei pagamenti da parte dell’amministrazione pubblica, poi, implica non solo la mancanza di soldi per le imprese per fornitori e dipendenti, ma anche le ritenute dei dipendenti. E proprio a proposito di quest’ultima, molti imprenditori sono finiti sotto processo per appropriazione indebita.

Corte di Giustizia è intervenuto a seguito di un ricorso che ha ricevuto, ha constatato la situazione, e ha condannato lo Stato. Si rischiano multe salate. Inoltre, nelle classifiche internazionali dei ritardi sui pagamenti Italia è meglio solo del Portogallo e della Grecia.  Quest sono dati statistici basati su rilevazioni campionarie fatte da enti di ricerca che lavorano a livello internazionale.

Flat Tax

Si è poi parlato della Flat Tax, un sistema di tassazione piatto, forfettario, che vorrebbe ridurre al minimo la burocrazia. Questo genere di tassazione è stato criticato dai piccoli imprenditori che lamentano l’impossibilità a crescere e svilupparsi, frenando così lo sviluppo nazionale. Effettivamente, questo sistema non agevola tutti e non tutti possono rientravi, perché il sistema forfettario non accetta costi oltre una certa cifra. Il 40% di chi vi accede sono professionisti in senso generale, con costi bassi.

Per quanto riguarda la riforma dell’IRPEF, la sperando di Andrea Vavolo è quella che si abbia un occhio di riguardo anche per le piccole imprese. Si spera che passi un criterio di minimo vitale, al di sotto del quale non si viene tassati, cercando così di arginare la disparità tra i piccoli.

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