Stanno Facendo un 48

Cesare Peris: “ci siamo impegnati per distruggere la politica”

Di fronte alle inesorabili sconfitte di un sindaco dopo l'altro, ci si interroga su quali siano le cause e le possibili soluzioni al problema

Nella decima puntata di “Stanno Facendo un 48”, programma condotto da Patrizio Baroni, abbiamo discusso della storia e del futuro di Venezia, ai suoi primi 1600 anni. Gli ospiti della puntata sono: Pietrangelo Pettenò, coordinatore del progetto Forti di Venezia; Pieralvise Zorzi, scrittore; Claudio Vernier, Presidente dell’associazione Piazza San Marco; Cesare Peris, presidente della società del mutuo soccorso carpentieri e calafati; Alessandro Marzo Magno, giornalista e scrittore.

Perché portare l’attenzione al politico se siamo noi la polis?

Se tutti gli sindaci, di terraferma ma non solo, hanno fallito, evidentemente il sistema ha fallito. Dovremmo, allora, essere noi cittadini a impossessarci dei nostri diritti, trovando delle altre forme di rappresentanza. Si può portare avanti un ragionamento del genere?

“Si continua a dire semplicemente che non c’è politica. La domanda però potrebbe essere ribaltata in: com’è che si arriva a far politica? – dice Cesare Peris – . Se noi guardiamo a cosa succede nel mondo, vediamo che la democrazia ha tempi che non possono essere compressi. Allora ne risulta che l’eccesso di democrazia è un rallentamento rispetto alla competitività economica. Se la Cina riesce ad essere quasi il primo paese per produzione, lo fa perché ha a capo un segretario generale che ogni giorno decide cosa ne sarà i quel paese.”

Sulla situazione politica italiana, Cesare Peris continua: “Noi ci siamo applicati per distruggere i partiti, che porta a doversi interrogare sul come organizzarsi politicamente per difendere degli interessi. Non è un caso che i partiti siano previsti dalla costituzione. Quello che vediamo oggi è che si crede che la politica sia governo, ma la politica non è  governo.”

Cita poi un esempio storico: “Se i Veneziani in Senato facevano governo è perché avevano una storia politica che riutilizzavano, anche a distanza di secoli, per il proprio presente. Ma il conservatorismo che essi avevano era anche un sedime che dava alle nuove generazioni un’idea di come procedere. Noi invece abbiamo avuto negli ultimi 18 anni 8/9 governi, durante i quali la cancelliera tedesca non è mai stata cambiata. Questa è la vera questione della politica italiana: abbiamo distrutto il sistema per poter arrivare ad avere consenso e fare politica. I cittadini potrebbero tentare di dare conigli in tutti i modi, ma siamo sicuri che il politico, una volta eletto, li ascolterà?”

“La politica non è governo, ma compensare interessi – conclude – . Se le persone usano la politica per arrivare a soddisfare i propri bisogni allora non è politica, ma è una questione di interessi prevalenti. Mettersi in politica e farla per la città significa in primis ridurre lo schiacciamento economico-politico che si ha avuto, a favore di interessi personali, nei confronti di chi poteva avere idee diverse.”

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