Sfere di argilla, cataste di terra cotta, rocce vulcaniche e superficie magmatiche. Ciò che va torna, sentenzia Bosco Sodi, l’artista nato nel 1970 a città del Messico, invitato a Venezia dalla Fondazione dell’albero d’oro. Durante il suo soggiorno a Palazzo Vendramin-Grimani, Bosco Sodi ha creato nuove opere mediante un processo quasi alchemico di trasformazione delle materie grezze.
Daniela Ferretti, curatrice di “What goes around comes around” lo considera un moderno sciamano.
Daniela Ferretti, curatrice Mostra Bosco Sodi
“Per me che l’ho visto anche lavorare la prima sensazione che ho avuto è stata proprio quella di uno sciamano, di qualcuno che ha una capacità di essere in qualche misura un antenna, è uno strumento attraverso il quale passano delle energie. E c’è però la coscienza”.
Le opere scabre crude di Bosco Sodi hanno un effetto dirompente fra le tappezzerie e i putti neoclassici della nobile dimora sul Canal Grande. Tanto più se pensiamo alla quantità di cocciniglie sacrificate per donare quel rosso così brillante che già nel Cinquecento Tiziano prediligeva. Le opere di Bosco Sodi sono di forte impatto emotivo anche per le loro notevoli dimensioni e un peso non indifferente.
“Ecco, per esempio, metto la mano su questa sfera di argilla che è quindi non cotta e che ci ha creato non pochi pensieri perchè pesa 1200 kg. Movimentare dei pesi di questa natura all’interno di un palazzo che non ha di certo le vastità di altri luoghi ha comportato qualche problema. Ma è qui e siamo molto felici.
Oltre alle terre crude ci sono ovviamente le terre cotte, che sono questi solidi sempre di forme estremamente semplici: dei cubi, delle sfere, dei parallelepipedi, dalle sfere, dei parallelepipedi, oppure l’altra cosa invece è lavorare proprio sul materiale naturale. Quindi, ad esempio, le rocce, tra cui quelle vulcaniche, che poi sono state invetriate con questi smalti rossi e gialli che accentuano in qualche misura la natura di rocce generate dal fuoco. E quindi sono rivestite di rosso, che in qualche modo è quasi contenere l’energia magmatica della terra”, spiega Ferretti.
Lo spirito libero di Bosco Sodi si manifesta anche nel non definire con un titolo quadri a sculture. Tranne che in un solo caso: nell’istallazione “Noi Siamo Uno”.
“Quest’opera che si chiama “Noi Siamo Uno”, e che è un grande gesto d’amore per questa città. E’ un’installazione composta da 195 sfere d’argilla di varie dimensioni, che rappresentano i 195 Stato-nazione oggi conosciuti. Questi convergono verso un’unica grande sfera che sta al cento della stanza. Questo ha un significato simbolico, soprattutto in un momento storico così duro e così difficile, dove c’è una guerra. E’ un messaggio di pace, perchè è “noi siamo uno”. Siamo delle entità, ma apparteniamo tutti alla stessa umanità. L’umanità è una sola e non c’è ragione che continuino ad esserci le guerre”, dice Ferretti.
“What goes around comes around” inaugura una nuova stagione a Palazzo Vendramin Grimani. Questo è riportato ai fasti di un tempo dalla Fondazione franco-veneziana dell’Albero d’Oro, diretta da Béatrice de Reyniès.
Béatrice de Reyniès, direttrice Fondazione dell’Albero d’oro
“E’ la prima volta che abbiamo una residenza per l’artista. Ma altri anni possiamo fare anche residenza per altre stagioni. Siamo molto felici di accogliere qui, Perchè è un’artista internazionale incredibile che viaggia nel mondo. E ha fatto cose per la Fondazione dell’Albero d’oro. Tra queste, quattro opere che sono già in esposizione nel primo piano del palazzo,” spiega de Reyniès.
La mostra di Bosco Sodi a Palazzo Vendramin-Grimani è un evento collaterale della 59esima Biennale d’Arte. Rimarrà aperta fino al 27 novembre, con una sorpresa per i veneziani.
“Le 195 sfere alla fine della mostra saranno oggetto di una specie di performance. In questa, i veneziani residenti potranno prendere e scegliersi, e portare via questa sfera con l’obbligo poi di essere disponibili che qual’ora l’installazione dovesse essere ricomposta, non importa in quale parte del mondo, la disponibilità al prestito”, spiega Ferretti.