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Biennale d’Arte 2022: il ruolo della musica

I padiglioni di Svizzera, San Marino e Australia hanno deciso di esprimersi con le note alla Biennale di Venezia

I padiglioni di Svizzera, San Marino e Australia hanno deciso di parlare con il linguaggio delle note. All’interno della Biennale d’Arte 2022 trovano spazio atti performativi e installazioni musicali che regalano una squisita esperienza immersiva al visitatore di una delle mostre d’arte più importanti d’Italia e del mondo.

Padiglione Svizzera: la Biennale d’Arte si trasforma in un concerto per il cuore

La Svizzera coinvolge il corpo e il cuore inserendoli all’interno di un vero e proprio concerto. L’opera, intitolata per l’appunto The Concert, vede Latifa Echakhch, artista marocchina, inglobare nel suo progetto Alexandre Babel, percussionista e compositore, e il curatore Francesco Stocchi. Allo spettatore sembrerà di entrare in un vero e proprio brano musicale che potrà assaporare completamente dall’inizio alla fine.

L’opera è stata il frutto di diversi studi della melodia e della dissonanza da parte di Latifa Echakhch che, per l’occasione, ha preso lezioni di pianoforte. “Voglio che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si lascia un concerto, che senta l’eco di questo ritmo, di questi frammenti di memoria”, ha raccontato l’artista.

L’opera, pensata per Swiss Arts Council Pro Helvetia del Padiglione Svizzera, ha un inizio e una fine esattamente come dovrebbe essere un normale concerto. Per comprendere al meglio l’esperienza, l’installazione è stata corredata da un vinile e un libro che riflettono sulle varie scelte e discussioni che hanno portato alla creazione del progetto.

Padiglione San Marino: la musica guida alla (ri)scoperta dell’Io alla Biennale d’Arte 2022

Mescola musica e immagini, invece, il Padiglione di San Marino. L’ideatore del progetto è Roberto Paci Dalò, uno degli otto artisti scelti per presentare le proprie opere all’interno del padiglione. Roberto Paci Dalò, musicista, collabora con Nicoletta Cecoli a Risvegli, questo il titolo dell’opera contenuta nel progetto più ampio Postumano Metamorfico. L’installazione è fatta di volti, immagini, disegni e suoni che si combinano insieme per rappresentare la naturale tensione dell’uomo verso il futuro, i suoi rapporti con l’esistenza e la coesistenza.

E’ una musica, quella di San Marino, che stimola alla riflessione, che invita a rispecchiarsi nella società, a sentirsi vivi come esseri umani. “Costruire luoghi da attraversare e abitare è alla base del mio lavoro. Per far ciò utilizzo disegno e suono. Il buio è sovente punto di partenza: una selva oscura, luogo di metamorfosi, trasformazioni, mutazioni enarrazioni. Tra luce e oscurità si snoda un percorso iniziatico dove si incontrano l’infinitamente grande per attraversare un tempo del sogno e i suoi rituali” racconta Paci Dalò.

“Qui si vedono fiabe alchemiche come dispositivi sensoriali e sinestetici nei quali il suono e l’ascolto costruiscono l’architettura acustica che predispone l’accesso a un mondo capace di evocare il mito presente nel nostro quotidiano. Un mondo che non si compone di oggetti, ma di flussi che ci penetrano, di onde a intensità variabile e in perpetuo movimento. Conoscere il mondo significa respirare, respirare significa assaporare il mondo. Un dialogo interspecie dove si ritrovano umano, vegetale, animale e minerale, all’insegna della mescolanza. Una plurifonia, come direbbe Adriana Cavarero, nella quale appaiono sguardi e volti che indagano la raffigurazione dell’arte di ogni tempo”.

Un progetto, dunque, che si propone di essere una guida verso la ri-scoperta del nostro io più profondo.

Padiglione Australia: l’improvvisazione che fa sentire vivi

Si esibirà per tutta la durata della Biennale (circa duecento giorni) Marco Fusinato, musicista noise figlio di emigrati veneti in Australia. Il titolo dell’opera-performance è Desastres e sarà aperta al pubblico degli storici Giardini della Biennale. Fusinato, con l'”idea di attivare il pubblico e ricordare loro che sono vivi, che hanno un polso, un ritmo”, utilizza la sua chitarra elettrica come fosse un generatore di segnale componendo lastre sonore di diversa intensità. Dalla musica fioriranno immagini, riflessioni, parole.

Un lavoro che risulta essere un’improvvisazione calcolata, innovazione e continua scoperta. “Il mio lavoro – ha detto, infatti, l’artista- inizia sempre con qualcosa che voglio sperimentare”.

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