La mobilità veneziana

Il trasporto tranviario di Mestre

Il trasporto tranviario: alla scoperta dei progetti e dei costi.

Oggi parliamo dell’introduzione del sistema tranviario all’interno del trasporto pubblico locale. Il mezzo di trasporto è costato circa 208 milioni di euro, sforando però il budget iniziale di 160 milioni. E questo si è ripercosso sicuramente sul bilancio comunale, ma ha ricevuto però l’approvazione dei cittadini. Comune, Azienda e Polizia Locale sono difatti impegnati quasi 24 ore al giorno affinché il servizio funzioni bene. E la rottura di carico poi si è rivelata indispensabile per la nascita del progetto. Tuttavia, è pur vero che a questo nuovo tipo di trasporto pubblico manca una corsia preferenziale: le responsabilità politiche, però, non vanno assolutamente attribuite all’amministrazione Brugnaro. Fin dall’inizio si sarebbe dovuto trovare il coraggio di fare una scelta, com’è stato fatto invece dal comune di Padova, dove il tram viaggia al 90% su corsia preferenziale. Ed una vera e propria psicosi è stata creata anche sui fermi del mezzo pubblico che avvengono spesso nelle ore di punta, nonostante la massima efficienza nel risolverli. Ma è lo stesso territorio che ostacola un servizio perfettamente efficiente: strade a fruibilità mista e vetture che possono rompersi sono solo alcuni degli intoppi che il sistema potrebbe dover fronteggiare. Allargando la nostra prospettiva a livello europeo, in Francia il 70% dei percorsi tranviari è in corsia preferenziale e la miglior efficienza, chiaramente, è sotto gli occhi di tutti. Molto spesso si criticano anche i costi di gestione aumentati a causa della carenza di organico della polizia municipale, che quindi impegnano il personale solo sul fronte del trasporto pubblico e lo limitano per altre mansioni, come succede anche per il personale AVM. Nonostante il discreto successo dell’introduzione del nuovo mezzo di trasporto però, oggi non è pensabile estendere questo tipo di mobilità anche ad altre parti del territorio perché i costi sarebbero enormi (per non parlare del fatto che l’azienda, al momento, ha un debito di 85 milioni di euro nei confronti delle banche, soldi che pensano molto sulla gestione della città). Per portare la mobilità sostenibile verso l’Ospedale dell’Angelo e verso anche il polo universitario di Via Torino poi, bisognerebbe valutare una mobilità elettrica diversa da quella tranviaria, che avrebbe dei costi di realizzazione troppo alti. Alla critica nei riguardi della Giunta sul caso San Basilio, invece, la risposta è una sola: se si avessero altri 40 milioni di euro oltre ai 17 già messi a disposizione dallo Stato allora se ne potrebbe parlare. Ma per ristudiare il piano urbano del traffico sarebbe necessario considerare in primis i fondi provenienti da Bruxelles e imitare la scelta di Parma di adottare il filobus e successivamente investire di più sui bus a metano, avendo sempre un occhio di riguardo per la comodità, la sostenibilità, la funzionalità ma pur sempre rispettando il budget di partenza.

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