La Voce della Città Metropolitana

Alessandro Melis: la nuova frontiera dell’architettura sostenibile

Abbiamo sbagliato tutto nel costruire le città. Bisogna utilizzare il materiale che si trova in natura o a chilometro zero e nel caso si usano materiali difficile da smaltire, demolire il meno possibile. E' la nuova frontiera dell'architettura sostenibile è la sfida raccolta da chi allestisce quest'anno il padiglione Italia della Biennale di Architettura ossia Alessandro Melis

Oggi parleremo della Biennale d’Architettura che sarà scoperta il 21 e aprirà il 22 con grandi speranze per il mondo culturale e anche turistico su questo evento che quest’anno viene particolarmente atteso soprattutto per il padiglione Italia che tratterà di ambiente ed ecosostenibilità, ne parliamo con il curatore Alessandro Melis.

Lei si è formato ed apprezzato nel mondo anglosassone, che prospettive ha?

“La grande opportunità che ho avuto è quella di aver visto il mondo da un’altra angolatura che è quella della Nuova Zelanda quindi dalla parte opposta del mondo che mi ha aiutato ad avere una prospettiva molto globale dei fenomeni del Cambiamento Climatico oltre all’Europa”, ha detto Alessandro Melis.

L’Italia ha portato i palazzi con i giardini pensili come immagine nel mondo, le piace?

“Devo dire che come docente piace perché quando si portano questi progetti nelle università nel mondo interessano ai vari studenti.

Devo dire che personalmente, come dicevo prima per le prospettive, c’è sempre più bisogno che l’architetto guardi il mondo da un punto di vista strategico e non esclusivamente dall’oggetto architettonico e con quello che si può fare. È arrivato il momento dei visionari e dei strateghi”.

Quindi più urbanista?

Sì diciamo più urbanista ma addirittura deve stare nella cabina di regia e spostarsi fuori dall’urbanistica e dall’architettura, bisogna stare più a contatto con gli scienziati.

Mi immagino un architetto poligrafo come nel Rinascimento e che riesca a riconoscere i risultati dagli altri ambiti come la biologia, all’economia, la filosofia, ecc… che metta in discussione se è il massimo che si può fare per la città.

Il Padiglione si domanderà se le città consumano molto?

“Siamo di fronte ad una rivoluzione mai raggiunta e quindi è difficile sapere cosa ci sia al di là delle montagne, possiamo sapere alcuni ingredienti ma non sappiamo che tipo di città è.

In certo senso ci facciamo più domande che dare risposte ma questo è normale, ogni volta che ci troviamo di fronte a queste crisi globali cominciamo a rompere i paradigmi e costruire nuove mappe mentali. Non sapere le risposte è un aspetto positivo come ci insegnano i biologi dell’evoluzione”, continua Alessandro Melis.

Ci sarà una vaga idea della città del futuro?

“Il fatto di porre domande non vuol dire che poi noi ci manteniamo in una situazione di passività.

Facciamo vedere una serie di esperimenti che secondo noi possono portare ad una visione di architettura intrinsecamente ecologica. Un’architettura che non sia più vista come un’alternativa alla natura.

Perché non possiamo pensare all’architettura come parte dell’ecosistema? Questi sono gli esperimenti che si vedranno dentro il padiglione Italia per esempio non ci sarà distinzione tra parte architettonica della natura e quella dell’uomo, per questo sarà difficile distinguere una pianta e una parete”.

Il problema è come riscaldarsi d’inverno e rinfrescarsi d’estate

“Io mi occupo di progettazione climatica e paradossalmente più andiamo in questa direzione più riusciamo a ottenere vantaggi. La natura e gli ecosistemi sono intrinsecamente ecologici e bioclimatici, più noi riusciamo a governarli o a capirli più noi riusciamo a creare ambienti confortevoli che non necessitano di energia.

L’energia prodotta da fonti non riciclabili è la prova evidente che non siamo riusciti a capire i meccanismi dentro la natura” .

Però un albero, di per sé, non riscalda

“Quando parliamo di architettura sostenibile parliamo di architettura passiva e di architettura attiva.

Passiva vuol dire che gran parte del riscaldamento di una casa non deriva dall’energia che generiamo ma come abbiamo disegnato quella casa. Gli umani poi hanno deciso di investire tutto in energia non rinnovabile ma ogni architetto è in grado di ridurre l’energia consumata in una casa ed averla più confortevole.

Se estendiamo questo concetto alla città l’inserimento di energia, possibilmente da fonti rinnovabili, viene minimizzato così la qualità della vita incrementa ma in tempi abbastanza recenti ce ne siamo dimenticati.

Bisogna venire a vedere il padiglione ma un albero può garantire il riscaldamento o la freschezza in una casa, lo dimostreremo”.

Tra le superfici che utilizzate saranno fatti con materiali naturali?

“Si tratta sia quelle realizzate con il verde verticale sia con ceramiche.

Noi discuteremo anche di quello ma nel momento in cui un materiale artificiale rientra nel grande ciclo della vita anche quello è ecologico”.

Quasi sempre quando si va in un posto le case sono costruite con pietre del luogo, almeno in passato

“Noi pensiamo che il problema dell’artificialità sia la pietra ma in verità è che diventa dannosa quando il ciclo della vita è più costoso dei vantaggi, se la pietra viene presa 100 km è diversa dal fatto di prenderla da vicino come, per esempio, se una casa dura 500 anni rispetto ad una che resti in piedi un anno.”

Affronterete anche la questione di Vaia nel padiglione?

“Noi parleremo in generale della crisi climatica, è il segno evidente che lo status quo non è più un’opzione, tutto quello che noi conosciamo delle città deve essere ridiscusso.

La tempesta Vaia è un segnale importante perché fino ad oggi pensavamo che noi del mediterraneo fossimo un po’ protetti dalle tempeste e dagli uragani. Vaia ci dice che qualcosa sta cambiando anche nel nostro sistema e che quindi anche il nostro clima sta cambiando come in Sicilia con la desertificazione”, ha concluso Alessandro Melis.

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