Il Veneto ha detto sì, dando a Luca Zaia la spinta per andare avanti. Il governatore vuole subito la legge e i 9/10 delle tasse, ma Roma avverte che non tratta sulla materia fiscale.
Dopo la vittoria del sì a palazzo Balbi si morde il freno. Luca Zaia promette di preparare una legge in una settimana per chiedere le 23 competenze e il 10% delle tasse, del resto senza denaro non c’è autonomia. E’ come concedere al proprio figlio disoccupato di andarsene di casa a 18 anni senza dargli sostegno.
Anzi nel caso del Veneto i fondi ci sarebbero, 22 miliardi, che vengono trasferiti nelle casse dello Stato ogni anno e che ora Gentiloni non intende mettere sul tavolo della trattativa per l’autonomia. La Costituzione è dalla parte di Roma, gli articoli 116 e 117 prevedono che alle Regioni vengano date da gestire 23 materie, quelle che ora intende chiedere Zaia, ma la materia fiscale non si tocca per le regioni a statuto ordinario e dunque si dovrebbe cambiare la Costituzione.
La nostra Carta prevede inoltre che immigrazione, sicurezza e ordine pubblico siano poteri esclusivi dello Stato e anche su questo fronte molto caro alla Lega non ci siamo. In concreto insomma Lombardia e Veneto potranno ottenere un po’ di autonomia sui rapporti con l’UE, sull’energia, sulle grandi reti di trasporto, sulla previdenza, sulle casse di risparmio e rurali, sul credito fondiario e agrario, anche se pure in questo caso la costituzione fissa dei paletti: le regole in questi settori devono essere in sintonia con la cornice nazionale.
Si profila dunque un braccio di ferro. Intanto la prassi prevede che, per aprire le trattative, le regioni debbano approvare una delibera e inviare una copia al governo, il quale ha sessanta giorni di tempo per rispondere, poi si vedrà fino a che punto c’è voglia di autonomia.
