Per una ricerca del Dartmouth College, l’ossessione di fare foto con lo smartphone potrebbe portarci a non memorizzare il momento che intendevamo immortalare con lo scatto, ma con le foto si possono individuare piante e fiori sconosciuti.
Oramai è diventato un gesto abitudinario per molti di noi: ogni volta che viviamo un bel momento, ci viene spontaneo scattare una fotografia con lo smartphone e postarla sui social network, ma proprio l’attimo piacevole che vogliamo immortalare potrebbe essere cancellato dalla memoria: siamo così distratti dallo scatto perfetto da rischiare di dimenticare cosa stiamo immortalando.
Lo afferma uno studio del Dartmouth College su alcune centinaia di persone che, durante la visita a una chiesa, sono state incoraggiate a prendere nota di ciò che vedevano. Ad alcuni è stato consegnato un iPad con fotocamera (per scattare delle foto), altri non avevano alcun dispositivo: una settimana dopo alla verifica quanto avevano visto è risultato che chi non aveva scattato foto ha risposto correttamente a sette domande su dieci, contro le sei risposte esatte degli altri.
Un segnale che la fotocamera ha rappresentato una causa di distrazione, hanno concluso i ricercatori, spiegando che l’uso di uno smartphone influenza il funzionamento della memoria e cambia il modo in cui ricordiamo ciò che è accaduto nella nostra vita. In pratica è diventato una «gigantesca fonte di distrazione».
Anche se a volte può essere molto utile: iNaturalist, una community per amanti della natura, ha deciso di fare ciò che Shazam fa per la musica, nel mondo della flora e della fauna, dando vita a un’app di identificazione fotografica per far sapere agli appassionati che specie di pianta hanno sotto gli occhi. Si chiama Seek ed è in grado di collegare gli scatti alla voce di Wikipedia che giudica più vicina al loro contenuto: gli utenti possono inserire i loro ritrovamenti in una collezione personale di flora e fauna.
