In occasione del 50/mo compleanno dell’album “Sgt. Pepper’s lonely hearts club band” dei Beatles, è uscito nei cinema un documentario di Alan G. Parker.
Il disco più innovativo della band più famosa di tutti tempi, cioè “Sgt. Pepper’s lonely hearts club band” dei Beatles, viene celebrato in questi giorni, a cinquant’anni esatti dalla sua uscita, da un documentario girato da Alan G. Parker, che oltre ad essere uno dei migliori cineasti di biopic musicali è, per sua stessa ammissione, un fan sfegatato dei Fab Four dall’età di nove anni.
Nelle sale italiane unicamente dal 30 maggio al 2 giugno, per un evento speciale di quattro giorni, “The Beatles: Sgt. Pepper & Beyond” è un accurata ricostruzione storica in cui vengono ripercorsi gli incredibili dodici mesi in cui i quattro di Liverpool decisero di abbandonare definitivamente l’attività live per concentrarsi su un’intensa fase di sperimentazione musicale nei mitici Abbey Road Studios di Londra.
Il film, distribuito in Italia da Lucky Red, contiene immagini mai viste prima e una quindicina di interviste inedite fra le quali quelle a Pete Best, il primo batterista, sostituito poi da Ringo Starr; a Hunter Davies, il giornalista del Sunday Times nonché unico biografo autorizzato della band e a Julia Bair, sorella di John Lennon, nonché autrice del libro “Imagine This”.
Il film di Parker rivolge lo sguardo a tutto ciò che ha fatto parte della storia di John, Paul, George e Ringo nel 1967: dalle analisi dei testi delle canzoni, alla creazione della copertina dell’album, senza dimenticare i dissidi interni al gruppo che in quel periodo coinvolsero tutti e quattro i suoi componenti. Il documentario ne rivela i curiosi retroscena, partendo dall’episodio della morte del manager e “padre putativo” Brian Epstein, per arrivare all’influenza, personale e musicale, esercitata su di loro dall’esperienza indiana e dall’incontro con il santone Maharishi Mahesh Yogi.
