A Domanda Risponde

Il questore di Treviso Tommaso Cacciapaglia

Il questore di Treviso Tommaso Cacciapaglia risponde alle nostre domande.La marca tiene bene la crisi e la criminalità non è ad alti livelli.

Oggi con noi a “A Domanda Risponde” Tommaso Cacciapaglia, questore di Treviso e persona che, probabilmente, può inquadrare la marca meglio di chiunque altro. Cacciapaglia pensa che la nostra sia una bellissima realtà, altamente produttiva, sana ed in continua evoluzione, ovviamente che risente della crisi ma che però regge ancora molto bene. Purtroppo, essa è costretta anche a subire le angherie della criminalità che affligge tutto il paese: le province di Venezia e Padova sono state spesso teatro di sparatorie fra bande rivali, saltuariamente anche Treviso, causate non dalla criminalità organizzata ma da quella itinerante. Fra i reati più comuni e fastidiosi sicuramente ci sono quelli predatori e poi quelli di acquisto di droga sintetica (quella che si può facilmente acquistare anche su Internet). L’unico episodio di vera e propria criminalità organizzata è stato quello di Gorgo al Monticano, immediatamente punito per fortuna. Sivori però menziona al questore anche i fenomeno dei giostrai, coloro che fanno saltare i bancomat. Cacciapaglia risponde che le forze di polizia già hanno contrastato più volte questo tipo di reato e che si spera di diminuire la frequenza di tali episodi. In merito alla prevenzione, c’è una cosa che dovrebbe essere assolutamente prevenuta e che per giunta costa al cittadino: la ludopatia. Solo nel 2015 sono stati 88,7 miliardi il guadagno delle società che gestiscono il gioco d’azzardo insieme allo Stato, persi però allo stesso tempo a causa dei danni che la malattia per il gioco comporta. Non sono ancora esattamente quantificabili le perdite statali derivanti dalla ludopatia comunque ma il questore è concorde sul fatto che sia un grosso problema sociale: potendo giocare ovunque, è ovvio che si dovrebbe invece far sì che i minori non si avvicinino al gioco e che si dovrebbe tentare di circoscrivere il fenomeno. Tuttavia, il rovescio della medaglia è che se si proibisse il gioco, allora quasi certamente subentrerebbe la clandestinità dello stesso, come se non bastasse già il fatto che le persone si rovinino letteralmente per ripagare i debiti già adesso. È necessaria un’attività di prevenzione indubbiamente, che dovrebbe vedere partecipi contemporaneamente sia scuola che famiglia, perché il gioco di squadra è essenziale. Bisognerebbe spiegare alla gioventù le negatività della ludopatia ed avere un supporto psicologico verso sia pro che contro. Ma non solo: bisogna conservare l’integrità anche della propria città e i cittadini per primi dovrebbero collaborare insieme alle forze dell’ordine per garantirne la sicurezza. Per quanto concerne invece la prostituzione, a nulla valgono le ordinanze dei sindaci: non ci sono strumenti legislativi per punire le lucciole, perché il reato non è più penale ma bensì solo amministrativo e ben venga ovviamente la tutela del territorio ma per farlo è necessario far rispettare le regole. Con le retate si possono ovviare i problemi che la prostituzione comporta ma ora il fenomeno risulta molto diffuso anche nelle case private. In caso di sfruttamento allora si può parlare di reato penale, ma non in assenza di esso. Almeno però si sta tentando di implementare, per diminuire la prostituzione, retate che, prese le responsabili, le tolgano dalla strada e che effettuino anche dei controlli sanitari sulle “colpevoli”, cosa essenziale in un mercato veramente sempre aperto e molto prolifico, che è sempre più alimentato dal gusto per il proibito. Anche istituendo nuovamente il poliziotto di quartiere poi, i problemi non si risolverebbero: certo, ora ci sono un maggior numero di autovetture che monitorano il controllo, ma il vero poliziotto è sempre il cittadino, che deve essere una sentinella degli inquirenti. Con le nuove tecnologie poi è molto facile fare “reti” e lo dimostra il fatto che, spesso, i delinquenti vengano catturati tramite fotografie, video etc etc… vero anche che però l’età media della polizia è ormai in aumento, con i suoi 47 anni: proprio per questo sia la polizia, che tutto il pubblico impiego, necessita di una nuova forza lavoro costituita dai giovani, che dovrà assolutamente recuperare il gap esistente.

Un Commento

  1. Che male fanno le prostitute maggiorenni e consenzienti ed i loro clienti sulle strade, se non compiono intralcio al traffico, sporcizia e/o atti osceni sotto la vista pubblica? Basta con quest’assurda “Meretriciofobia”.
    Inoltre, affermo che le Ordinanze Sindacali ed i Regolamenti di Polizia Urbana devono essere conformi ai principi generali dell’Ordinamento, secondo i quali la prostituzione su strada non può essere vietata in maniera vasta ed indeterminata. Di conseguenza, i relativi verbali di contravvenzione possono essere impugnati in un ricorso. In più per le medesime ragioni, i primi provvedimenti suddetti non possono essere emessi per problematiche permanenti ed i secondi non possono riguardare materie di sicurezza e/o ordine pubblico.

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