Love in Venice

Porto Marghera 100: le fabbriche a Palazzo Ducale

Tra le voci dei Pitura Freska e dei caroselli d’epoca, Porto Marghera 100 racconta la sua storia in modo del tutto nuovo

Una storia per immagini e improvvisi cortocircuiti in grado di spiegare cos’è stata davvero questa realtà industriale. La più grossa nell’Italia degli anni 60 con oltre 220 aziende e più di 30 mila lavoratori. Non bisogna dimenticare, certo, i dissesti ambientali, l’inquinamento, i morti, ma concentrarsi soprattutto sulla spinta innovativa. “Ciò che abbiamo voluto descrivere” – afferma Maria Cristina Gribaudi, presidente dei Musei Civici di Venezia – “sono anche gli aspetti negativi di Porto Marghera, con la storia degli uomini che l’hanno vissuto”.

I settori innovativi sono tra i più disparati, dalla chimica al tessile, dalla metallurgia la vetro. E proprio ai materiali delle fabbriche è dedicata Porto Marghera 100, la mostra che celebra il centenario di Porto Marghera, facendo entrare per la prima volta l’arte contemporanea a Palazzo Ducale. Dieci stanze all’interno dell’appartamento del Doge evocano la lavorazione delle materie prime attraverso opere d’arte.

Ma la visita alla mostra non può prescindere dalle video installazioni che scandiscono il percorso. Filmati dell’Istituto Luce Cinecittà e pellicole d’autore assemblati in un montaggio avvincente dall’equipe di Gian Piero Brunetta dell’Università di Padova. Il sindaco Luigi Brugnaro, che ha fortemente voluto questa mostra, si è proclamato figlio di Porto Marghera, figlio di Ferruccio, poeta operaio. E sono state realizzate proprio per questa mostra, le opere di Anne-Karin Furunes, l’artista norvegese che ha esaltato la drammaticità della vita operaia attraverso i volti tesi di uomini e donne.

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