Dopo l’incidente avvenuto alle Acciaierie Venete (PD) l’argomento della sicurezza sul lavoro è tornato in primo piano tra sindacati e governatori
La notizia della carneficina avvenuta alle Acciaierie Venete desta ancora preoccupazione. Sono stabili i tre operai di origine moldava,romena e italo-francese che hanno riportato gravi ustioni. I primi due su 100 % del corpo, e il terzo su 70% del corpo. Il quarto, che si considera un miracolato, è a casa a Vigonovo. Ma le ustioni sul corpo provocate dagli zampilli incandescenti di acciaio fuso hanno lasciato un segno non solo fisico.
Il sequestro dell’azienda e un giorno di sciopero sono i primi effetti dell’incidente legato al cedimento del perno che teneva la cisterna con l’acciaio fuso sollevata in aria. L’emergenza sicurezza ha sollevato un dibattito nazionale e spinto la segretaria della CGIL Susanna Camusso a incontrare stamane a Padova i delegati dell’azienda per esprimere la loro vicinanza e poi è giunta a Mestre al congresso della CGIL Veneto in Via Peschiera.
Parola d’ordine “prevenzione”: “Altrimenti il rischio di incidenti si moltiplica. Da una parte c’è una ripresa che ci stanno raccontando, dall’altra c’è un concreto bollettino di guerra”. Ha detto attaccando soprattutto le modalità di appalto ad aziende esterne, perché quando si è mossi da un’idea non specialistica del lavoro, per ridurre i costi si taglia sulla formazione e sulla sicurezza. Luca Zaia ha indetto per lunedì prossimo una riunione allargata sugli incidenti sul lavoro nel Veneto.
